A.F., broker di 52 anni, iperteso da 10, si presentava alla visita di controllo annuale presso l’ambulatorio ipertensione. La sua storia era relativamente “ordinaria”: vita frenetica in una grande città, alimentazione disordinata fatta spesso di rapidi spuntini al bar, l’attività fisica era un ricordo degli anni in università. Nessun precedente di rilievo, a parte qualche infortunio giocando a calcetto con gli amici. Qualche kg in più, ma con il suo stile di vita, riteneva che un BMI di 28 non fosse poi così male. La scoperta della pressione elevata era stata frutto di una sosta casuale ad un gazebo durante una campagna di sensibilizzazione per l’ipertensione arteriosa: da lì, “gli scheletri erano usciti dall’armadio”, come dice lui. PA clinica mediamente tra 160/85 mm Hg e 180/100 mm Hg. Monitoraggio ambulatorio delle 24 ore: PA media diurna 167/91 mm Hg, PA notturna 143/87 mm Hg. Vista la giovane età di insorgenza, era stato effettuato uno screening completo per eventuali forme secondarie, senza risultati. In compenso, gli altri esami per l’inquadramento del rischio cardiovascolare avevano evidenziato la presenza di un diabete mellito di tipo 2 (Hb glicata 9.5%), con un quadro di insufficienza renale moderata...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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