Gli studi registrativi hanno evidenziato la non inferiorità dei NAO rispetto a warfarin nella fibrillazione atriale non valvolare anche ai dosaggi più bassi, anche se solo per dabigatran ed edoxaban il dosaggio minore è stato valutato in modo formale su un elevato numero di pazienti. Uno studio di coorte danese riapre la discussione sulle differenze di outcome tra i bassi dosaggi dei NAO nella vita reale, sottolineando la peggiore performance di apixaban 2.5 mg sull’endpoint di efficacia e quella, invece, migliore di dabigatran 110 mg sull’endpoint di sicurezza. Manca però all’appello l’ultimo arrivato, edoxaban, per l’esiguità dei dati disponibili.
Quando, perché e come si utilizzano in NAO a basso dosaggio
Il trattamento con i nuovi anticoagulanti orali (NAO) nella fibrillazione atriale non-valvolare (FANV) ha dimostrato di ridurre il rischio tromboembolico in modo simile o, addirittura, superiore (nel caso di dabigatran 150 mg) a warfarin, anche quando quest’ultimo appare dosato in modo ottimale e di essere associato ad una minore incidenza di eventi emorragici, soprattutto rispetto all’emorragia intracranica. Questi risultati riguardano, tuttavia, il trattamento a dosaggio pieno dei diversi NAO. L’efficacia dei dosaggi ridotti, ideati per ottenere le concentrazioni ematiche desiderate del principio attivo in condizioni che possono interferire con la sua distribuzione o degradazione, merita un’analisi più dettagliata....continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
VISUALIZZA VERSIONE COMPLETA