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La terapia anticoagulante orale in pronto soccorso: sfida per il medico d’urgenza, opportunità per il paziente

Il Pronto Soccorso (PS), come descritto dalla stessa Canadian Association of Emergency Physicians (CAEP, 2001), può presentare limiti ambientali e organizzativi che ostacolano la prescrizione di terapie domiciliari croniche, ma lo stato di criticità (oggettiva o soggettivamente percepita) può esercitare una notevole influenza sul comportamento successivo a breve e lungo termine del paziente, per cui l’immediata prescrizione può rafforzare l'importanza di assumere un farmaco e può ricordare al medico curante l’eleggibilità per una terapia del proprio assistito (Boudreaux, 2010) (Lateef, 2013) (McBride, 2003). La prevenzione del tromboembolismo è uno degli obiettivi principali nella gestione della Fibrillazione Atriale (FA), indicato da tutte le linee guide (LG) internazionali (Andrade, 2017). Le LG non definiscono, d’altra arte, il ruolo del medico d’emergenza nell'avvio della terapia anticoagulante orale (TAO) a lungo termine (Barrett, 2013) e una survey italiana -condotta nel 2011 (Gensini, 2014)- non contemplava il medico d’urgenza come possibile prescrittore di TAO. Nell’ambito del PS, è stato studiato il sottoutilizzo della TAO (alla dimissione) quando indicata (Scheuermeyer, 2013). Non è, però, scontato interpretare una raccomandazione di gestione della malattia cronica in un ambiente per acuti come il PS. La scelta dell'agente antitrombotico ottimale richiede,...continua a leggere

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