C.G. uomo di ottantasei anni, in fibrillazione atriale permanente dal 2015, in terapia anticoagulante orale (warfarin) con iniziale decadimento cognitivo, ipertensione arteriosa ben controllata, viene operato a marzo 2017 per frattura omero destro e dimesso in terapia con eparina a basso peso molecolare ma con indicazione a riprendere la precedente terapia anticoagulante. Il paziente è visitato in ambulatorio a maggio 2017, all’ecg permane fibrillazione atriale, riferisce di aver ripreso terapia con warfarin ma di avere notevoli problemi riguardo alla sua gestione (difficoltà a eseguire i prelievi ed a seguire lo schema posologico). Si decide di passare ai nuovi farmaci anticoagulanti orali (NAO), in particolar modo a quelli in mono somministrazione che permettono un’aderenza maggiore rispetto a quelli bis in die, soprattutto nei pazienti anziani: la scelta cade su Edoxaban al dosaggio di 30 mg poiché il paziente ha una funzionalità renale ridotta con GFR appena al di sopra del limite di 50 ml/min. Il paziente, che vive da solo, a settembre si reca in Liguria, dove ha la residenza, ma viene trovato - alcuni giorni dopo - in un paese della provincia di Pavia in stato confusionale e con fenomeni psichiatrici maggiori (aggressività fisica e verbale) per cui viene eseguito un trattamento sanitario obbligatorio e ricoverato in psichiatria; durante...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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