La prevalenza della fibrillazione atriale aumenta con l'età, ed anche il rischio di ictus legato a tale aritmia incrementa con l’età; l'età avanzata è anche un fattore di rischio per eventi emorragici. I pazienti anziani (definiti come età ≥75 anni), inoltre, hanno una maggiore propensione alle cadute, di solito presentano un basso indice di massa corporea e un declino della funzione renale correlato all'età. Alla luce di tali considerazioni, il bilanciamento dei rischi e dei benefici delle strategie antitrombotiche in pazienti anziani con fibrillazione atriale è cruciale. Dati disponibili da trials randomizzati (1) e studi osservazionali (2) (Figura 1) suggeriscono che, nella popolazione anziana con fibrillazione atriale, i benefici degli anticoagulanti orali antagonisti della vitamina K (VKA), in termini di protezione dagli eventi tromboembolici, sono definitivamente superiori al rischio emorragico legato alla stessa terapia. Tuttavia, nel mondo reale, la terapia con VKA è largamente sottoutilizzata nei pazienti anziani, a causa della percezione dell’incrementato rischio emorragico. In particolare, le percentuali riportate di non utilizzo della terapia anticoagulante in pazienti anziani con fibrillazione atriale sono elevate, e variabili dal 25% al 65%. I motivi più frequenti di questa sottoutilizzazione comprendono il rischio di caduta, una prognosi considerata infausta,...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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