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Dalla teoria alla pratica clinica: i punti di forza della terapia con edoxaban

Una donna di 81 anni si è recata in Pronto Soccorso per la comparsa, da una settimana, di una sintomatologia caratterizzata da palpitazioni e dispnea ingravescente. Affetta da ipertensione arteriosa sistemica, fibrillazione atriale permanente, diabete mellito di tipo 2 e sindrome depressiva, la paziente era in terapia domiciliare con telmisartan 40 mg 1 cp, metformina 500 mg 1 cp x 3, acenocumarolo 4 mg, digossina 0,125 mg 1 cp, bisoprololo 1,25 mg 1 cp e citalopram 20 mg 1/2 cp. All’ingresso in Pronto Soccorso si presentava in classe funzionale NYHA II. I valori tensivi erano nella norma (120/80 mmHg). Gli esami ematochimici mostravano normali valori di creatinina (0,7 mg/dL con GFR 64 mL/min), rialzo di INR (3,7), di BNP (650 pg/mL) e troponina HS (230 μg/L), digitalemia, assetto lipidico, funzionalità epatica e tiroidea nella norma. Alla radiografia del torace, lieve versamento pleurico basale bilaterale. L’elettrocardiogramma evidenziava fibrillazione atriale ad elevata risposta ventricolare con anomalie diffuse della fase di ripolarizzazione ventricolare (Figura 1). Abbiamo quindi sottoposto la paziente ad esame ecocardiografico (Figura 2) che ha mostrato ipertrofia concentrica del ventricolo sinistro con funzione sistolica di pompa ai limiti inferiori della norma (FE 50%), disfunzione diastolica, dilatazione biatriale, insufficienza valvolare mitralica media e tricuspidale moderata con ipertensione polmonare (PAPs 60 mmHg). continua a leggere

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