I pazienti con malattia renale cronica (CKD, Chronic Kidney Disease) presentano un’elevata incidenza di fibrillazione atriale con valori percentuali variabili tra il 6 e l’8 % in rapporto alle diverse casistiche. Altrettanto frequente, ribaltando il dato, è la presenza di una compromissione della funzione renale nei pazienti affetti da fibrillazione atriale. In merito alla terapia anticoagulante, le attuali Linee Guida ESC 2016 e le più recenti EHRA 2018 concordano sul fatto che, anche nei pazienti affetti da CKD, la terapia con anticoagulanti orali diretti (DOACs) sia preferibile a quella con antagonisti della vitamina K (VKA) come il warfarin, ad eccezione dei pazienti affetti da malattia renale cronica terminale (ESRD, end–stage renal disease) ed in trattamento sostitutivo della funzione renale (emodialisi ovvero dialisi peritoneale). In questa popolazione di pazienti, particolarmente incline a formare calcificazioni cardiovascolari, l’impiego di un farmaco, quale il warfarin, in grado di contribuire alla formazione delle calcificazioni stesse (mediante un’azione inibente a livello della gla protein), non risulta essere particolarmente gradito. I DOACs, compatibilmente con le raccomandazioni delle Linee Guida, sono assolutamente preferibili, con i relativi distinguo, fino a valori di eGFR di 15 ml/min in quanto il loro profilo di sicurezza/efficacia li rende particolarmente indicati in una popolazione di pazienti...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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