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Nebivololo: un beta bloccante particolarmente adatto al trattamento dell’ipertensione arteriosa? Dalle linee guida internazionali agli effetti di farmacodinamica

I beta bloccanti non costituiscono in generale un trattamento di prima linea dell’ipertensione arteriosa. Tra questi, però, il nebivololo si distingue dagli altri sia per l’elevata beta 1 selettività, la più alta della classe, che per le capacità antiossidanti e vasodilatanti mediate almeno in parte dall’aumento di biodisponibilità di NO. Non vi sono al momento dati sufficienti per inserire il nebivololo tra i farmaci di prima scelta per la terapia dell’ipertensione, ma queste caratteristiche lo rendono un’opzione terapeutica particolarmente interessante e riconosciuta anche dalle più recenti linee guida.

Nel recente Congresso ESC 2018, tenutosi a Barcellona lo scorso settembre, sono state presentate le ultime linee guida europee sulla gestione dell’ipertensione arteriosa. Ancora una volta, sulla scorta degli studi e delle metanalisi più recenti, la terapia beta bloccante viene considerata come trattamento di seconda linea e sempre in associazione con altre classi farmacologiche, fatta eccezione per situazioni particolari, quali l’angina, lo scompenso, il post infarto, la necessità di controllo della frequenza cardiaca o la gravidanza pianificata o potenziale. Il motivo per cui i beta bloccanti sono relegati a ruolo di comprimario nel trattamento dell’ipertensione arteriosa risiede nel fatto che questa classe farmacologica, quando confrontata con altre classi...continua a leggere

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