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Terapia anticoagulante orale nel paziente affetto da fibrillazione atriale e malattia renale cronica: le ultime novita’ dal “fronte” FDA

La fibrillazione atriale (FA) rappresenta l’aritmia più frequentemente riscontrabile nella pratica clinica, con una prevalenza che aumenta progressivamente al crescere dell’età (1). Studi epidemiologici recenti suggeriscono come, nonostante le correzioni per età e per altre condizioni comorbide, tale prevalenza si confermi in crescita permettendo, in tal modo, di ipotizzare l’influenza di altri fattori predisponenti. Malattia renale cronica (CKD) e patologie cardiovascolari condividono numerosi fattori di rischio, quali: età, ipertensione arteriosa, diabete e numerosi altri che rendono l’aritmia così diffusa nella popolazione anziana. Nell’ultimo ventennio, un tale aumento nella prevalenza di FA è stata anche segnalata nei pazienti sottoposti a trattamento emodialitico (HD). Negli stadi più avanzati della CKD e nei pazienti con Malattia Renale Cronica terminale (ESRD, end–stage renal disease), la prevalenza di FA varia tra il 10% ed il 27%. Età avanzata, sesso maschile, malattia cardiovascolare pregressa, valori elevati di BMI, diabete mellito, scompenso cardiaco congestizio, ipertensione arteriosa sono fattori di rischio comuni per CKD ed FA (Figura 1). Nella review pubblicata su Seminars in Nephrology, Hu e colleghi cercano di fare il punto sui protocolli di terapia anticoagulante impiegati ed impiegabili nei pazienti con ESRD e FA non valvolare (NVAF, non valvular...continua a leggere

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