Queste sono le conclusioni dello studio coordinato da Mohamad El Moheb della American University di Beirut, Libano. È stato dimostrato che l’ICD in prevenzione primaria nelle persone con cardiomiopatia ischemica migliora il tasso di sopravvivenza. Le prove a supporto dell’ICD in soggetti con cardiomiopatia non ischemica non sono chiare, con lo studio DANISH recentemente pubblicato che non ha riscontrato alcun miglioramento nel tasso di sopravvivenza. Pertanto i ricercatori hanno voluto valutare i benefici e i rischi dell'uso rispetto al non uso dell'ICD in prevenzione primaria nelle persone con cardiomiopatia non ischemica che assumono terapia medica ottimale. Sono stati inclusi studi randomizzati controllati che hanno coinvolto adulti con cardiomiopatia cronica non ischemica con una frazione di eiezione del 35% o inferiore. Ai partecipanti al braccio di intervento era stato impiantato un ICD oltre alla terapia medica ottimale, mentre quelli nel braccio di controllo assumevano una terapia medica ottimale. Gli endpoint primari erano la mortalità per tutte le cause, la mortalità cardiovascolare, la morte cardiaca improvvisa e gli eventi avversi associati all'impianto. Gli outcome secondari erano la morte non cardiovascolare, la qualità della vita correlata alla salute, l'ospedalizzazione per insufficienza cardiaca, il primo ricovero a causa...continua a leggere