Le linee guida internazionali raccomandano la gestione della temperatura corporea per prevenire il danno ipossico ischemico cerebrale nei pazienti in coma dopo arresto cardiaco. Le evidenze a supporto di questa raccomandazione originano da trials che hanno coinvolto pazienti rianimati in ambito extra-ospedalieri da una presunta causa cardiaca e con iniziale ritmo defibrillabile. Questi studi suggeriscono un aumento della sopravvivenza e della prognosi neurologica nei pazienti sottoposti a ipotermia a 33°C. Recentemente, Dankiewicz e colleghi hanno pubblicato lo studio “Targeted Hypothermia versus Targeted Normothermia after Out-of-Hospital Cardiac Arrest (TTM2)” per valutare gli effetti benefici e dannosi dell’ipotermia comparati con la normotermia e il trattamento precoce della febbre dopo arresto cardiaco. 1900 pazienti in coma e arresto cardiaco rianimato in ambito extraospedaliero sono stati assegnati in modo...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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