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La terapia antitrombotica nel paziente fibrillante ed iperteso
Fonte: ESH Congress 2022.

L’introduzione dello score CHA2DS2-VASc (Congestive Heart failure,hypertension, Age ≥75, Diabetes, Stroke, Vascular disease, Age 65–74, and Sex) ha semplificato la decisione iniziale dell’uso degli anticoagulanti orali (OAC) nei pazienti con fibrillazione atriale (FA). In accordo con le linee guida della società europea di cardiologia (ESC) per il trattamento della FA, la terapia con OAC è indicata nella prevenzione del tromboembolismo per tutti i pazienti di sesso maschile con score maggiore o uguale a 2 (classe I di raccomandazione, livello A di evidenza), mentre in quelli con score=1, l’anticoagulazione con OAC dovrebbe essere considerata (Classe IIa, B). Per il trattamento, sono da preferire gli anticoagulanti orali diretti (DOAC) (apixaban, dabigatran, edoxaban o rivaroxaban). In queste linee guida, la presenza dell’ipertensione arteriosa gioca un ruolo cruciale non solo nella determinazione del rischio tromboembolico ma anche nella determinazione del rischio emorragico. L’ipertensione arteriosa (soprattutto quando la sistolica è >160 mmHg) rappresenta un fattore di rischio importante per sanguinamento nei pazienti in anticoagulante, secondo l’HAS-BLED score (Hypertension, Abnormal renal and liver function, Stroke, Bleeding, Labile INR, Elderly, Drugs or alcohol). Nello studio Bleeding with Antithrombotic Therapy (BAT), multicentrico, ossevazionale e prospettico, sono stati seguiti 4.009 pazienti...continua a leggere

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