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ALTA FREQUENZA

Grande enfasi sul controllo della frequenza cardiaca elevata. Per anni si è affrontato un problema senza adeguati strumenti terapeutici. Cosa è cambiato con ivabradina?

Per molto tempo l’attenzione data alla frequenza cardiaca nell’ambito dei diversi parametri clinici è stata limitata alle condizioni di emergenza, quando un eccessivo aumento o rallentamento del battito cardiaco imponeva l’impiego di procedure diagnostiche e terapeutiche urgenti, volte a ripristinare o mantenere la regolarità del normale ritmo sinusale cardiaco. Nel corso degli ultimi anni, tuttavia, numerosi studi osservazionali hanno dimostrato come il mantenimento del ritmo sinusale fosse associato ad un significativo miglioramento della prognosi a medio-lungo termine rispetto alla presenza di qualsiasi bradiaritmia o tachiaritmia, particolarmente la fibrillazione atriale, in pazienti affetti da ipertensione arteriosa, cardiopatia ischemica, cardiomiopatia, scompenso cardiaco congestizio. Studi successivi hanno dimostrato, inoltre, come in soggetti in ritmo sinusale la presenza di valori più elevati di frequenza cardiaca fosse associata ad un significativo aumento della morbilità e della mortalità cardiovascolare, anche dopo correzione per l’eventuale presenza di fattori di rischio cardiovascolare aggiuntivi, ipertensione...continua a leggere

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