Gli anticoagulanti orali non vit-K dipendenti (NOACs), diventati disponibili negli ultimi due decenni, stanno cambiando radicalmente la gestione del paziente a rischio di tromboembolismo arterioso e venoso. L’utilizzo a dosi fisse rispetto ai dicumarolici -farmaci tradizionali nella terapia anticoagulante orale-, la rapida azione, la breve emivita e le basse interazioni con i farmaci e gli alimenti sono tutte caratteristiche che contribuiscono ad un largo utilizzo di questi nuovi farmaci. Oltre alla complessità di utilizzo, anche il rischio di emorragie ha frenato l’utilizzo dei dicumarolici, soprattutto nei pazienti anziani, fragili e pluripatologici. Gli studi registrativi dei NOACs, con decine di migliaia di pazienti, hanno dimostrato la loro pari efficacia ai dicumarolici senza aumentare il rischio emorragico, anzi riducendo nettamente, le più temute emorragie, quelle intracraniche. I limiti dei dati dei trial è determinata dal fatto che includono pazienti molto selezionati e poco “di vita reale”. Pertanto, una volta entrato il farmaco in commercio, il clinico aspetta, oltre all’esperienza personale, i dati osservazionali di farmacovigilanza in quanto provenienti da pazienti non più selezionati secondo i protocolli, ma appartenenti alla vita quotidiana.
Lo studio ROCKET AF (Rivaroxaban Once Daily Oral Direct Factor Xa Inhibition Compared with Vitamin K Antagonism for Prevention of...continua a leggere
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ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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