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Trattamento dell’insufficienza mitralica severa nell’anziano: chirurgia vs terapia conservativa |
Fonte: Kang DH et al. Heart. Epub ahead of print 2017, Oct 5. doi: 10.1136/heartjnl-2017-311759. Nell’anziano con insufficienza mitralica (IM) severa, il beneficio derivante dal trattamento chirurgico non sempre è superiore al rischio operatorio. Nel 2006, le linee guida dell’American College of Cardiology/American Heart Association (ACC/AHA) sottolineavano i rischi associati all’intervento nel paziente anziano e raccomandavano che il trattamento chirurgico venisse riservato a soggetti gravemente sintomatici. Negli ultimi anni, i progressi nella chirurgia della valvola mitrale hanno portato ad una riduzione della mortalità operatoria, per cui questa raccomandazione non è stata riportata nella revisione delle linee guida del 2014. Ad oggi, però, esistono pochi dati che confrontino il trattamento chirurgico precoce con un approccio basato sull’osservazione clinica fino al peggioramento della sintomatologia. Questo studio prospettico coreano ha confrontato gli outcome a lungo termine del trattamento chirurgico precoce e della terapia conservativa, in pazienti ultrasettantenni con IM severa su base degenerativa. Nello studio sono stati valutati 157 pazienti di età media pari a 74±4 anni, con IM severa lievemente sintomatica (dispnea da sforzo lieve); i pazienti arruolati erano tutti asintomatici nella deambulazione in piano e nello svolgimento delle attività della vita quotidiana, l’STS score medio era 1.9±1.0%; sono stati esclusi i pazienti con disfunzione ventricolare sn o età superiore a 85 anni. 79 pazienti sono stati sottoposti a trattamento chirurgico mediante riparazione o sostituzione valvolare, mentre nei restanti 78 pazienti è stata attuata una strategia di trattamento conservativa, sulla base della decisione del medico. Le caratteristiche dei due gruppi erano sovrapponibili in termini di comorbidità (diabete mellito, ipertensione), rischio operatorio e funzione e dimensioni tele-sistoliche del ventricolo sinistro, ma i pazienti trattati chirurgicamente erano in media più giovani (72.9±2.9 vs 74.6±4.1 anni, p=0.004). Durante un follow-up mediano di 5.4 anni, nei pazienti sottoposti a trattamento chirurgico è stata osservata una ridotta mortalità, complessiva (HR 0.39; 95% CI 0.21-0.74; p=0.004) e da cause cardiache (HR 0.31; 95% CI 0.13-0.73; p=0.007), ed una riduzione degli eventi cardiaci (HR 0.26; 95% CI 0.13-0.53; p<0.001). Pertanto, in questo studio, nell’anziano con IM severa e sintomi lievi, un trattamento chirurgico precoce era associato ad una significativa riduzione della mortalità e degli eventi cardiaci a lungo termine rispetto alla terapia conservativa. leggi anche |
- Effetti dell’icosapent etile in pazienti ad elevato rischio di eventi ischemici
Fonte: Sayah N, Bhatt D. L, Miller M. Eur Heart J. 2024 Jan 22:ehad889. PMID: 38252107DOI: 10.1093/eurheartj/ehad889. Lo studio REDUCE-IT ha valutato l’effetto dell’icosapent etile (IPE) in pazienti con sindrome coronarica acuta recente (<12 mesi), ad alto rischio di eventi ischemici, trattati con statine. È emerso che l’IPE ha ridotto drasticamente gli eventi cardiovascolari ischemici rispetto al placebo, senza un aumento del sanguinamento, anche nei pazienti che ricevevano doppia terapia antiaggregante (DAPT); inoltre anche i tassi di rivascolarizzazione urgente sono stati ridotti. Tuttavia, il rischio di fibrillazione atriale o flutter è aumentato, senza però un aumento del rischio di ictus. Pertanto, questo studio ha dimostrato come l’IPE possa essere importante per la riduzione degli eventi...leggi la news - Nuovi indicatori prognostici nella stenosi aortica moderata o severa
Fonte: Hoedemakers S, Pugliese NR, Stassen J, et al. Published online February 27, 2024. doi:10.1161/CIRCULATIONAHA.123.067130. In uno studio pubblicato su "Circulation", Hoedemakers et al. hanno messo in luce l'importanza di nuovi parametri prognostici in pazienti con stenosi aortica moderata o severa. Lo studio ha valutato 143 pazienti con area valvolare aortica ≤1,5 cm2 sottoposti a test ergometrico cardiopolmonare ed ecocardiogramma. Lo studio ha evidenziato che il rapporto tra pressione arteriosa polmonare media e gittata cardiaca e il consumo di ossigeno al picco forniscono una stima del rischio cardiovascolare più accurata rispetto ai tradizionali parametri ecocardiografici. Questi risultati aprono la strada a una migliore stratificazione del rischio e a decisioni terapeutiche più accurate in relazione al...leggi la news - Nuove frontiere nella valutazione dell’amiloidosi da transtiretina: il ruolo chiave del test cardiopolmonare
Fonte: Patel RK et al. JAMA Cardiol. 2024. doi:10.1001/jamacardio.2024.0022. In uno studio condotto presso il National Amyloidosis Centre di Londra su un campione di 506 pazienti, si è indagato l'impiego del test cardiopolmonare (cardiopulmonary exercise testing, CPET) per delineare il panorama dei fenotipi funzionali in soggetti affetti da amiloidosi da transtiretina (ATTR) e la loro correlazione con il grado di infiltrazione cardiaca da amiloide e la prognosi. L'indagine ha dimostrato che, indipendentemente dal fenotipo di malattia (amiloidosi ATTR con cardiomiopatia [ATTR-CM], polineuropatia o entrambe [ATTR-mista]), i pazienti presentavano una marcata compromissione della capacità funzionale. Tale compromissione era evidenziata da un ridotto consumo massimo di ossigeno (VO2 picco), un’elevata inefficienza ventilatoria, e un’elevata prevalenza di incompetenza...leggi la news - Il rischio di eventi cardiovascolari nei pazienti con insufficienza renale sottoposti a terapia sostitutiva
Fonte: Gallacher et al https://doi.org/10.1093/eurheartj/ehae080. I pazienti con insufficienza renale hanno un rischio maggiore di malattie cardiovascolari rispetto alla popolazione generale. Sebbene i trend temporali dell’infarto miocardico e dell’ictus siano in diminuzione nella popolazione generale, questi non sono stati valutati nei pazienti con insufficienza renale. Recentemente uno studioha descritto le tendenze nazionali nell’incidenza, nel trattamento e negli outcomes dell’infarto miocardico e dell’ictus in pazienti con insufficienza renale (cioè in dialisi o con trapianto di rene) in un periodo di 20 anni, stratificati per età e sesso. In questo studio retrospettivo nazionale di collegamento dei dati, tutti i pazienti con insufficienza renale in Scozia (Regno Unito) sottoposti a terapia sostitutiva renale tra gennaio 1996 e dicembre...leggi la news
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