3 giorni di SIC pieni e densi di aggiornamento alla luce delle più importanti novità scientifiche nazionali ed internazionali.
C’era molto timore sul fatto che 3 giorni potessero sembrare pochi per contenere tutto il programma e le iniziative “made in SIC” ma, almeno dal nostro punto di vista e raccogliendo anche il polso dei partecipanti, la short version, dettata soprattutto dalla congiuntura economica sfavorevole, ha colto nel segno e, forse, ha rafforzato il concetto che il cambiamento fa paura ma obbliga a pensare di più e costringe a fare scelte razionali, logiche e sostenibili che, come in questo caso, vengono premiate. Chissà, magari è solo l’inizio di un profondo cambiamento nel modo di fare aggiornamento scientifico che, a nostro avviso, troverà sempre più spazio in futuro. Sicuramente le scelte forti ed i cambiamenti radicali non riguardano solo noi in Italia e, tanto per entrare nel merito della kermesse cardiologica romana da un punto di vista scientifico, negli Stati Uniti non se la passano certo meglio. Alla SIC, infatti, ha partecipato addirittura Ralph Sacco, Presidente dell’American Heart Association, che è intervenuto con una Lettura Magistrale dal titolo “The new AHA 2020 strategic Plan to Improve Cardiovascular Health” che avrebbe meritato una sala più importante e una platea molto più gremita...continua a leggere
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Il Consiglio Direttivo della SIC, rinnovato per intero, traccia le linee strategiche gestionali della Società. Sì all’innovazione ma nel solco della tradizione.
Il Congresso 2010 della SIC ha rappresentato anche un momento importante della Società per la scadenza del mandato del Consiglio Direttivo che, per una casualità, doveva essere rinnovato per intero. Quest’evenienza, veramente rara in passato, aveva generato incertezza, all’interno e all’esterno della Società, su chi sarebbero stati il Presidente e i Membri del nuovo Consiglio Direttivo e, conseguentemente, quale la linea politica della Società Italiana di Cardiologia, per il rischio potenziale che potesse mancare la continuità d’indirizzo con il precedente Consiglio Direttivo, a parte ovviamene l’autorevole figura di cerniera del Presidente uscente. E’ stato eletto un Consiglio Direttivo molto omogeneo e concorde sulle cose da fare nei prossimi due anni, nel solco della peculiarità e delle tradizioni della nostra Società, ma anche con l’intenzione di apportare aggiustamenti e innovazioni importanti che rendano la Società più stabile negli aspetti gestionali e più attraente dal punto di vista culturale e scientifico, seguendo linee programmatiche, condivise dalla grande maggioranza dei professori di Cardiologia e dei Soci della SIC...continua a leggere
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Presentati al congresso SIC 2010 i dati del registro REOART dell’ANCE su ciò che succede ai pazienti rivascolarizzati gestiti dai Cardiologi del Territorio e dai Medici di Medicina Generale.
Negli ultimi quindici anni la vita media delle popolazioni nei paesi occidentali è aumentata di circa 10 anni. La cardiologia ha contribuito per sei anni e nove mesi, mentre l’oncologia solo per due anni e quattro mesi. Malgrado ciò in Europa ogni 26 secondi vi è un attacco cardiaco ed ogni minuto un decesso per malattie cardiovascolari. Il 38% di chi ha avuto un attacco cardiaco muore entro l’anno e quindi le malattie cardiovascolari tengono ancora il triste primato della mortalità nel mondo. La malattia coronarica costituisce il perno attorno al quale ruota la mortalità, mentre la rivascolarizzazione delle arterie coronariche è uno dei fattori che hanno maggiormente contribuito a ridurne la mortalità; tuttavia, è corretto ricordare che quanto noi possiamo fare oggi non elimina “la malattia” ma può ridurre i sintomi del paziente tanto da consentirgli spesso una ottima qualità di vita, almeno per un certo numero di anni poi, in alta percentuale, si ha un ulteriore fenomeno coronarico occlusivo. In altre parole abbiamo trasformato una malattia acuta in cronica e ne abbiamo rinviato l’exitus...continua a leggere
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L’edizione 2011 del Joint Interventional Meeting batte tutti i record di presenze e si conferma uno dei più importanti meeting internazionali con sede in Italia.
L’atteso evento del Joint Interventional Meeting (JIM), anche quest’anno, si è distinto nel panorama congressuale cardiologico. Tra il 10 ed il 12 febbraio, infatti, un’audience record di 1.708 iscritti provenienti da 64 diversi paesi ha affollato le sale della nuova sede congressuale (Ergife Palace di Roma). Come di consueto, i direttori del corso nelle persone di Antonio Colombo, Eberhard Grube, Carlo Di Mario, Martin Leon e Jeffrey Moses hanno offerto un programma intenso, ricco di novità e sorprese che ha soddisfatto le aspettative dei numerosi Cardiologi Interventisti giunti da tutto il mondo. Anche quest’anno, il corso ha mantenuto la sua struttura caratteristica che ha, come principale obiettivo, l’aggiornamento dei partecipanti attraverso contesti teorico-pratici. Le giornate sono dunque state caratterizzate dal susseguirsi di “Live-cases’’, “Lunch’’ ed “Evening Symposia”...continua a leggere
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Pro e contro sui nuovi modelli assistenziali, gli effetti cardiovascolari dell’abuso di cocaina, le cellule staminali miocardiche… tutto a CardioLucca 2010.
Lo scorso Novembre si è tenuto il sesto Meeting CardioLucca 2010, nuova tappa di un itinerario culturale avviato anni fa da Francesco Bovenzi, primario della Cardiologia di Lucca. Come è stato per Dante nella Divina Commedia che, nel suo cammino anche di scienza, dove tutto ciò che si conosce, ciò che appare e accade, diventa una premessa al fondamento della verità “nel ciel che più della sua luce prende”, così, a partire dalle evidenze, si sono trattate e discusse le problematiche cliniche più attuali in ambito cardiologico. “Le grandi sfide della Cardiologia”, questo il titolo del convegno, sono state armonizzate e collocate in una sorta di allegorico viaggio dantesco volto alla scoperta di nuove conoscenze partendo dalle ultime evidenze cliniche disponibili...continua a leggere
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Nella prevenzione cardiovascolare fondamentali la stratificazione del rischio CV e l’azione terapeutica sia farmacologica che sullo stile di vita.
Il Workshop “Stratificazione del Rischio CV e Terapie di Prevenzione” ha riunito insieme a Berlino un gruppo di esperti europei per discutere sulla valutazione del rischio cardiovascolare quale strumento essenziale per orientare il trattamento farmacologico. Il workshop si è focalizzato sulle seguenti tematiche: 1. L’attuale gestione dei fattori di rischio cardiovascolare; 2. Il concetto di rischio cardiovascolare residuo in soggetti in cui attraverso il trattamento farmacologico si sia raggiunto un controllo ottimale del colesterolo LDL, della pressione arteriosa e del diabete mellito; 3. I nuovi marcatori di rischio CV. Lo scopo di questo documento è quello di riassumere i punti chiave che sono emersi durante questo “brainstorming” meeting. Nel corso degli anni i risultati della ricerca clinica hanno sottolineato l’importanza dei fattori di rischio cardiovascolare nel determinare eventi avversi maggiori quali l’infarto miocardico e l’ictus cerebrale...continua a leggere
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L’associazione fissa perindopril/amlodipina finalmente disponibile e rimborsata anche in Italia. Controllo dei valori pressori, compliance e risparmio in un’unica compressa.
Il trattamento efficace dell’ipertensione arteriosa rappresenta una esigenza inderogabile dei paesi industrializzati in ragione della elevata prevalenza di tale patologia nella popolazione adulta e dell’incremento del rischio relativo di complicanze cardiovascolari linearmente associato all’incremento della pressione arteriosa. Purtroppo, le evidenze disponibili suggeriscono come i valori di pressione arteriosa risultino adeguatamente controllati solo in una modesta percentuale dei pazienti sottoposti a trattamento antiipertensivo (circa 30%) e come tale percentuale si riduca vertiginosamente se si prendono in considerazione tutti i pazienti ipertesi (<10%) o i pazienti con elevato profilo di rischio cardiovascolare (<15%) inclusa la popolazione diabetica. La soluzione del problema passa inevitabilmente attraverso due possibili strategie: la prima implica l’impiego di una terapia più efficace che non può prescindere dall’impiego di dosi adeguate di farmaci, ma soprattutto dal ricorso all’uso di combinazioni razionali di diverse molecole con meccanismi d’azione additivi o sinergici...continua a leggere
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Nell’anziano è un problema crescente che va opportunamente affrontato. Un danno potenzialmente prevenibile?
La relazione tra l’ipertensione ed il decadimento delle funzioni cognitive, due tra le condizioni a più alta prevalenza nella popolazione anziana (circa 75% e 30%, rispettivamente) è divenuta oggetto di studio negli ultimi anni. Infatti se il nesso causale fra demenza vascolare ed ipertensione arteriosa è meglio definito, è ancora dibattuto il possibile rapporto fisiopatologico tra ipertensione arteriosa e demenza di Alzheimer. Diversi meccanismi fisiopatologici spiegherebbero questa relazione, infatti, studi istopatologici mostrano che nel 25-50% dei casi esiste un’associazione tra lesioni vascolari (infarti e lacune) e lesioni neuropatologiche tipiche della malattia di Alzheimer (accumulo di ß-amiloide e grovigli neuro fibrillari)...continua a leggere
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Circa 1 milione di persone scoagulate in Italia schiave del monitoraggio dell’INR con pesanti ricadute sanitarie, economiche e sulla qualità di vita. Il modello decentralizzato e l’automisurazione dell’INR possono abbattere molte difficoltà, soddisfacendo pazienti e medici.
“Caro dottore, come certamente sa, sono in terapia anticoagulante e vorrei farle una domanda.... Ho saputo che esiste, da qualche anno, una piccola macchinetta portatile per eseguire l’esame dell’INR direttamente a casa e ogni volta che si vuole. Ho seri problemi ad organizzare la mia vita con le scadenze fornitemi dal centro della coagulazione. Spesso sono all’estero per lavoro e, tra fusi orari differenti, cene multietniche e di lavoro, fatico molto a mantenere il mio INR entro il range desiderato. Senza considerare che all’estero la misurazione dell’INR in ospedali o ambulatori può essere estremamente costosa. Sarebbe molto più semplice per me avere una macchinetta per l’automisurazione e gestirmi la terapia, soprattutto perché ho ormai una discreta esperienza in tal senso. Mi sa dire se c’è un progetto da parte del Servizio Sanitario per agevolare l’acquisto di questa macchinetta per i pazienti come me che devono per tutta la vita fare questo tipo di esame?”...continua a leggere
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Stratificazione prognostica nel paziente candidato ad impianto di defibrillatore automatico (ICD) per insufficienza cardiaca e FE ridotta.
L’approccio al paziente candidato all’impianto di ICD prevede una valutazione multiparametrica: da un lato vanno considerate, quali elementi “a favore”, le indicazioni espresse dalle Linee Guida delle Società Europea ed Americana di elettrofisiologia ed elettrostimolazione che si basano sui parametri quali: frazione di eiezione (FE) del ventricolo sinistro e classe funzionale NYHA e, dall’altro, vanno valutati, quali elementi ”contro”, le comorbilità, le possibili complicanze infettive ed i potenziali malfunzionamenti dei sistemi ICD. Infine, pesano sulla decisione alcune osservazioni che derivano dall’analisi dei grandi trial pubblicati (Figura 1). A. Moss e coll ad esempio, analizzando i dati dei principali studi di prevenzione primaria con ICD, hanno evidenziato come il beneficio dell’ICD non sia così evidente quando la FE è >30%...continua a leggere
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Tra il 25% ed il 40% di NON-Responder gettano un’ombra di inefficienza sulla CRT. Quali le cause, l’impatto sociale e clinico e le possibili soluzioni per ridurli.
La terapia di resincronizzazione cardiaca (CRT) ha ampiamente dimostrato la propria efficacia in pazienti con scompenso cardiaco (HF) avanzato (classe NYHA III/IV), nel migliorare la prognosi e la qualità di vita, e recentemente anche in pazienti con HF moderato (soprattutto in classe NYHA II), nel ridurre gli eventi di HF nel follow-up. Un paziente trattato con CRT si dice “Responder” alla terapia stessa se, in un determinato orizzonte temporale dall’applicazione del device CRT (posto che sia efficacemente rilasciato il pacing resincronizzante), soddisfa i seguenti criteri: è sopravvissuto, non è mai stato re-ospedalizzato per HF, ha migliorato lo score di qualità di vita, la classe funzionale (NYHA ridotta di almeno 1 livello) e i parametri ecocardiografici (rimodellamento inverso efficace)...continua a leggere
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Dopo più di 10 anni senza novità farmacologiche, una nuova arma per abbattere la mortalità nello scompenso cardiaco: ivabradina.
Si calcola che nel mondo ci siano circa 23 milioni di pazienti con scompenso cardiaco, la cui incidenza aumenta con l’età (prevalenza di 47/1000 nei soggetti di più di 70 anni), con un incremento del 33% dei casi negli anni tra il 2000 e il 2007, essenzialmente dovuto ad un aumento dell’età media ed alla maggior sopravvivenza agli eventi acuti. L’insufficienza cardiaca cronica è responsabile del 5% di tutte le ospedalizzazioni, si trova nel 10% di tutti gli ospedalizzati, è responsabile della reospedalizzazione nel 40% dei pazienti, con conseguenti alti costi sanitari. Per rendere l’idea dell’enormità del problema, basti pensare che lo scompenso cardiaco cronico è causa del doppio delle morti rispetto al tumore della mammella e della vescica, causa più morti del tumore della prostata ed all’incirca lo stesso numero di morti del tumore del colon...continua a leggere
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A chi riservare e come attuare la chiusura percutanea dell’auricola sinistra.
La fibrillazione atriale (FA) rappresenta una delle tachiaritmie più frequenti nella popolazione adulta, la sua prevalenza è circa del 2% negli individui tra i 50 e i 60 anni, raggiungendo il 10% negli ultra- ottantenni. Se però si considera la percentuale degli stroke ischemici attribuibile alla FA, i dati risultano ancora più allarmanti; si passa infatti dal 5% negli adulti (sesta decade di vita) a circa il 35% nei soggetti dopo gli 80 anni. Sfortunatamente, per quasi un terzo di questi individui tale evento si rivelerà fatale e per oltre un quarto invece sarà causa di gravi deficit neurologici. Come è noto, la popolazione anziana aumenterà significativamente nei prossimi anni...continua a leggere
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Fin ad ora non esistevano dati sull’appropriatezza dei percorsi assistenziali in cardiologia ambulatoriale. I dati preliminari dello studio INDICARD-out di ARCA.
Il tema dell’appropriatezza delle procedure diagnostiche e terapeutiche ha ricevuto interesse crescente in sanità pubblica, sia da parte degli operatori sanitari che degli organismi regolatori. Tuttavia, gli studi di verifica dell’appropriatezza nella pratica clinica sono molto scarsi e generalmente relativi alle procedure invasive ed ai ricoveri ospedalieri. In ambito cardiologico, solo recentemente sono stati pubblicati i risultati di uno studio multicentrico condotto in Toscana da ANMCO sull’appropriatezza dei test cardiologici di secondo livello (ecocardiogramma, ECG da sforzo, ECG dinamico). Il tema è stato recentemente ripreso in uno studio di verifica dell’appropriatezza dei test cardiologici dopo intervento formativo rivolto ai medici di medicina generale ed in uno studio relativo all’appropriatezza dell’ecocardiogramma...continua a leggere
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