È giunto il tempo di rivedere il range di normalità dei livelli sierici di acido urico?
Fonte: European Review for Medical and Pharmacological Sciences 2014, epub.

Interessante lavoro pubblicato dai ricercatori coordinati da Desideri G dell’Università dell’Aquila in cui, partendo dal presupposto che l’attuale range di riferimento dell’uricemia è stato determinato in accordo alle sue variazioni nei soggetti normali (3.5 e 7.2 mg/dL nei soggetti adulti di sesso maschile e nelle donne in postmenopausa e tra 2.6 e 6.0 mg/ dL nelle donne in premenopausa), la definizione del range di normalità dell’uricemia nella popolazione generale è inevitabilmente influenzata da ciò che noi consideriamo come “normale”, dal momento che l’assenza di riacutizzazioni dell’artrite gottosa non implica necessariamente l’assenza di danno correlato all’acido urico. In effetti, un crescente numero di evidenze indica che può avvenire una deposizione “silente” dei cristalli di urato conseguente all’iperuricemia, in grado di condurre ad alterazioni precoci dei tessuti articolari. Inoltre, un crescente numero di evidenze dimostra che l’acido urico può rivestire un ruolo fisiopatologico in molti disturbi di carattere “cardio-nefro-metabolico”, che sembra indipendente dal deposito dei cristalli di urato monosodico, in quanto risulta evidente anche per concentrazioni dell’acido urico sierico inferiori alla soglia di saturazione dell’urato monosodico. Presi nel loro insieme, questi dati suggeriscono con forza di riconsiderare il concetto di “asintomaticita” in riferimento all’iperuricemia cronica e di conseguenza di rivedere il range normale dei livelli di acido urico sierico. Alla luce delle nuove conoscenze scientifiche riguardanti il ruolo fisiopatologico dell’acido urico nelle malattie umane, un valore di soglia<6.0 mg/dL (<360μmol/L) identifica gli autentici “soggetti sani” e dovrebbe essere ragionevolmente preso in considerazione per tutti i soggetti.

 
AMELIA MARZANO
nonostante tutto (ovvero non sempre mi convincono gli abbassamenti continui delle soglie di intervento con fini non necessariamente sempre limpidi) mi sembra sensato pensare che "più basso sia meglio". Poi, trattare farmacologicamente o meno è un'altra partita
inserito il: 08-07-2014 10:12
 
 
ANTONIO MARTENA
utile studio nella prevenzione cardionefrologica per la normalita.
inserito il: 08-07-2014 13:48
 
 
GIULIO DOVERI
Malgrado molta letteratura sollevi la questione, al di fuori della gotta, della Nefrolitiasi da acido urico e della trattamento con citolitico in campo oncologico, in nessuna linea guida è previsto il trattamento dell'iperuricemia, quindi l'abbassamento della soglia in tal senso non mi sembra rilevante
inserito il: 08-07-2014 13:56
 
 
TEODORO MAROTTA
Nulla di nuovo sotto il sole. Vedi Feig DI, Kang D-H, Johnson RJ. Serum uric acid and cardiovascular risk. N Engl J Med. 2008; 359: 1811–1821. Sono passati 6 anni!
inserito il: 08-07-2014 18:53
 
 
MARIO UGO MIRABELLA
sono pienamente d'accordo nel considerare piu' giusto un valore al di sotto di 6,spesso infatti pazienti con valori cronicamente di poco superiori e senza attacchi acuti di gotta nel corso di anni sviluppano complicanze articolari e ossee dovute agli urati
inserito il: 08-07-2014 19:37
 
 
GIOVANNI BENZA
Al di là delle sensazioni, quale incidenza di artropatie uratiche in soggetti "normali" con gli attuali valori? Aumenta comunque sempre più la quota di sani non normali da curare. G.Benza
inserito il: 09-07-2014 09:07
 
 
CLAUDIO DI VEROLI
I dati di laboratorio sono valutazioni quantitative e per definizione la quantità non ha normalità. Il danno è progressivo ed è la clinica del paziente che ci deve indicare quando trattare. Per parlare del rene si consideri che più è alta l'uricemia e maggiore sarà la quantità di sostanza che filtra dal glomerulo e di conseguenza la quantità riassorbita dal tubulo, favorendo così il deposito.
Comunque 6 mg/dL è un ottimo valore orientativo per iniziare un trattamento considerando anche che 6,8 mg/dL è il valore, ovviamente medio con un più ed un meno, ove l'acido urico precipita formando i cristalli.
inserito il: 09-07-2014 10:37
 
 
MANUELA FANTUZZI
Il riposizionamento a un più basso livello del valore-soglia della iperuricemia deve essere giustificato da robusti trial clinici, che ne dimostrino la fondatezza. 
inserito il: 15-07-2014 21:11
 
 
TEODORO MAROTTA
Mi permetto di dissentire: un valore-soglia non può essere stabilito da trials, ma da studi osservazionali che pongano in correlazione livelli del parametro in questione ed eventi. A proposito di uricemia e rischio CV, oltre all'articolo-quadro di Feig sul NEJM che ho citato prima, è uscito recentemente uno studio prospettico su 5700 persone (Storhaug HM, et al, BMC Cardiovascular Disorders 2013, 13:115), che mostra come il rischio di ictus ischemico e la mortalità totale aumentino rispettivamente del 24% e del 13% per ogni deviazione standard di aumento di uricemia.
inserito il: 15-07-2014 22:44
 
 
CLAUDIO DI VEROLI
Non c'è dubbio che studi possano delineare un valore di riferimento (non valori normali, la definizione di questi ci porterebbe lontano).
Per ogni valore biologico il danno è progressivo e dipende dalla clinica più o meno a rischio; in particolare per l'acido urico ritengo che sia imperativo non tenerlo su valori vicini al 6,8 mg/dL che il valore, ovviamente medio con un più ed un meno, ove l'acido urico precipita formando i cristalli: qui hainizio il danno.
inserito il: 16-07-2014 10:29
 
 
GIULIO DOVERI
per continuare questa stimolante discussione, si può dire che da trent'anni si legge pro/contro il trattamento dell'iperuricemia asintomatica, ma attualmente le linee guida dicono:

Multinational evidence-based reccomendations for the diagnosis and management of gout
Annals of the Rheumatic Diseases (Published 31-12-2013)

Reccomendation 10: asymptomatic hyperuricaemia
“Pharmacological treatment of asymptomatic hyperuricaemia is not recommended to prevent gouty arthitis, renal disease or CV events “

Linee guida Ministero della salute, Società Italiana Nefrologia: identificazione, prevenzione gestione nella malattia renale cronica dell’adulto (Data pubblicazione gennaio 2012 Data di aggiornamento gennaio 2015):

La riduzione farmacologica dell’iperuricemia……..diminuisce la morbilità e la mortalità degli adulti affetti da MRC con iperuricemia? ....Non sono disponibili prove sufficienti per raccomandare il trattamento dell’iperuricemia asintomatica in soggetti con MRC
inserito il: 16-07-2014 11:00
 
 
LUCA CAVALIERI
Concordo con ciò che sostengono le colleghe: ritengo nella pratica quotidiana siano utili concetti operativi, pratici e concreti, che possano essere di reale aiuto nella routine quotidiana.
Rispetto alla problematica sollevata, si è interessati a un preciso valore-soglia, oltrepassato il quale il beneficio di un trattamento si sia dimostrato superiore al rischio (e pertanto hanno valore solo i trials clinici).
Interessa quindi un valore-soglia che suggerisca la decisione di intraprendere o non intraprendere una terapia.
Non mi interessa molto sapere che uno studio osservazionale su 10000000 persone abbia dimostrato che l’innalzamento del rischio di complicanze cliniche associate alla iperuricemia inizia a manifestarsi - ad esempio - a 5 mg/dl o a 6 mg/dl di uricemia.
Non è che – in tal caso – si deve pensare automaticamente a iniziare a trattare tutti i pazienti con valori di uricemia > 5 o 6 mg/dl, perché nessuno ci garantisce che il beneficio (= riduzione delle complicanze cliniche associate alla iperuricemia) sia superiore al rischio (= eventi avversi collegati all’impiego di farmaci anti-iperuricemizzanti).
Cordialità
inserito il: 17-07-2014 08:37
 
 
CLAUDIO DI VEROLI
L'iperuricemia è ancora considerata un fattore di rischio cardiovascolare minore, perché non è certo dagli studi clinico/osservazionali che sia in qualche modo legata al danno cardiovascolare (Framingham). Ciò a differenza dei fattori di rischio maggiori (ipertensione, fumo, dislipidemia e iperglicemia)ove l'azione favorente (ovviamente non causale)è certa.
Si discute a tutti i livelli se trattare o meno la forma asintomatica, è vero, ma è anche vero che la deposizione tissutale (oltre i 6,8 mg/dL con una deviazione standard), anche se in assenza di situazioni gottose, specie a livello renale può aggravare lentamente condizioni di ridotta funzione per lesioni interstiziali.
inserito il: 17-07-2014 08:45
 
 
MANUELA FANTUZZI
Forse sono stata troppo concisa e quindi cerco di chiarire mrglio il mio pensiero con un esempio. 

L'ipertensione arteriosa è il più importante e acclarato fattore di rischio cardiovascolare.

L'insieme dei dati provenienti dagli studi osservazionali ci suggeriscono che un soggetto con PA pari a 120/80 mmHg presenta un rischio cardiovascolare maggiore rispetto a un soggetto con PA pari a 115/75 mmHg.

Potremmo dire che il primo soggetto è "iperteso" e ciò è - da un certo punto di vista - indubbiamente vero. 

Però nessuno pensa di trattare farmacologicamente un soggetto con una PA = 120/80 mmHg.


Oggi si tratta solo quando è superato il valore-soglia di 140/90 mmHg.


Perché solo oltrepassato quel valore-soglia, il gioco vale la candela, cioè il rischio di incorrere in effetti collaterali è superato - anche se i dati non sono robustissimi - dagli attesi benefici associati alla farmacoterapia anti-ipertensiva.
inserito il: 18-07-2014 23:37
 
 
EDI MEDICA
Cominceremo a trattare farmacologicamente, con gran gioia delle case farmaceutiche, anche i "sani" ed abbasseremo tutti i valori
Colesterolo 50....
PA. 100/60 e via cantando
inserito il: 28-07-2014 08:02
 
 
CLAUDIO DI VEROLI
Le Linee guida non sono ordini di servizio, ma consigli. Un 120/80 mmHg può essere un valore elevato per una persona che ad esempio è portatore di una dilatazione aortica.Quindi bisogna sempre vedere la clinica e solo questa ci dice quando è quanto trattare.Per l'uricemia in particolare c'è una soglia che non può essere superata.
inserito il: 28-07-2014 10:07
 
 
STEFANO RADICCHIA
Anche il PIUMA study ha dimostrato che l'acido urico é fattore di rischio cv a tutti gli effetti e non solo un fattore di associazione (come é invece il fibrinogeno, che infatti nessuno si è mai sognato di trattare con farmaci defibrinanti - come l'ancrod - nonostante vi siano livelli di normalità e livelli patologici anche per il fibrinogeno).
inserito il: 28-07-2014 15:23
 
 
DOMENICO GALASSO
Credo che il valore soglia debba essere quello sottolineato:
inserito il: 18-10-2014 19:52
 
 
DOMENICO GALASSO
Credo proprio che il valore sogliadi acido urico
inserito il: 15-12-2014 07:28
 
 
DOMENICO GALASSO
Credo che il vaolore soglia di acido urico < a 6.0% possa essere considerato efficace
inserito il: 15-12-2014 07:29