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Rivascolarizzazione completa vs trattamento del vaso culprit nei pazienti con STEMI e coronaropatia multivasale |
Fonte: Mehta SR et al. N Engl J Med. N Engl J Med 2019;381:1411-1421. doi: 10.1056/NEJMoa1907775. Nell’infarto miocardico associato a sopraslivellamento del tratto ST (STEMI), il trattamento del vaso interessato (“culprit”) mediante angioplastica percutanea riduce il rischio di morte cardiovascolare e infarto miocardico. Tuttavia, non è chiaro se il trattamento degli altri vasi eventualmente interessati dalla coronaropatia riduca ulteriormente il rischio di tali eventi. Questo studio ha arruolato pazienti con STEMI e coronaropatia multivasale sottoposti ad angioplastica del vaso “culprit”, randomizzati a ricevere due diverse strategie di trattamento: la prima prevedeva la rivascolarizzazione completa con angioplastica di tutti i vasi che presentavano stenosi emodinamiche, la seconda non prevedeva invece alcuna ulteriore rivascolarizzazione. La randomizzazione è stata stratificata in base alla tempistica del trattamento delle lesioni non culprit, avvenuto durante o dopo il ricovero per l’evento indice. Gli outcome valutati includevano il composito di mortalità cardiovascolare o infarto del miocardio e il composito di mortalità cardiovascolare, infarto del miocardio o rivascolarizzazione per ischemia. A un follow-up mediano di 3 anni, il primo outcome è stato osservato in 158 dei 2.016 pazienti (7.8%) sottoposti a rivascolarizzazione completa rispetto a 213 dei 2.025 pazienti (10.5%) sottoposti al trattamento della sola lesione culprit (hazard ratio 0.74; 95% CI 0.60 – 0.91; P= 0.004). Il secondo outcome si è verificato in 179 pazienti (8.9%) del gruppo con rivascolarizzazione completa rispetto a 339 pazienti (16.7%) dell’altro gruppo di trattamento (hazard ratio 0.51; IC 95% 0.43 – 0.61; P<0.001). Per entrambi gli outcome indagati, è stato osservato un beneficio derivante dalla rivascolarizzazione completa, indipendentemente dalla tempistica con cui era stata eseguita. Pertanto, nei pazienti con STEMI e malattia coronarica multivasale, la rivascolarizzazione completa si è dimostrata superiore al trattamento della sola lesione “culprit” nel ridurre il rischio di morte cardiovascolare, infarto rivascolarizzazione per ischemia. leggi anche |
ALFIO STUTO
Non rappresenta una novità assoluta, ma è da tener presente.
inserito il: 15-10-2019 14:07
- Cut-off di troponina specifici per uomini e donne per escludere l'infarto miocardico
Fonte: ACC Congress 2024 - Li Z, Wereski R, Anand A, et al. J Am Coll Cardiol. 2024 (doi:10.1016/j.jacc.2024.03.365). Uno studio pubblicato sul "Journal of the American College of Cardiology" ha confrontato livelli di troponina cardiaca I ad alta sensibilità uniformi o diversi in uomini e donne per l’esclusione di infarto miocardico all’arrivo in Pronto Soccorso. L’utilizzo di un singolo cut-off ( Cut-off di troponina specifici per uomini e donne per escludere l'infarto miocardico Beta-bloccanti in pazienti con infarto miocardico e frazione d’eiezione preservata: nessuna evidenza di beneficio prognostico Miglioramento della prognosi dello shock cardiogeno con il dispositivo Impellaleggi la news - Beta-bloccanti in pazienti con infarto miocardico e frazione d’eiezione preservata: nessuna evidenza di beneficio prognostico
Fonte: ACC Congress 2024 - Yndigegn T, Lindahl B, Mars K, et al. NEJM. 2024 (doi: 10.1056/NEJMoa2401479). Uno studio pubblicato sul "New England Journal of Medicine" ha indagato l'effetto del trattamento a lungo termine con beta-bloccanti in pazienti con infarto miocardico acuto che hanno conservato una frazione di eiezione ventricolare sinistra del 50% o superiore. Lo studio, condotto tra il settembre 2017 e maggio 2023 in 45 centri distribuiti in Svezia, Estonia e Nuova Zelanda, ha coinvolto 5020 pazienti, dei quali il 95,4% erano in Svezia. I partecipanti sono stati assegnati casualmente a ricevere beta-bloccanti (metoprololo o bisoprololo) o nessun trattamento con beta-bloccanti. Dopo un periodo mediano di follow-up di 3,5 anni, il risultato primario...leggi la news - Miglioramento della prognosi dello shock cardiogeno con il dispositivo Impella
Fonte: ACC Congress 2024 - Møller JE, Engstrøm T, Jensen LO, et al. NEJM 2024 (doi: 10.1056/NEJMoa2312572). Nello studio DanGer Shock, l'impianto della pompa a flusso micro-assiale Impella CP si è dimostrata capace di aumentare la sopravvivenza a sei mesi tra i pazienti con infarto miocardico e sopraslivellamento del segmento ST (STEMI) complicato da shock cardiogeno. Lo studio, condotto presso 14 centri in Danimarca, Germania e Regno Unito, ha analizzato i dati di 355 pazienti trattati per STEMI con shock cardiogeno (età mediana 67 anni, 79% uomini), randomizzati a ricevere la terapia standard o la terapia standard più una pompa Impella CP prima, durante o fino a 12 ore dopo l’angioplastica. L'endpoint primario, morte per...leggi la news
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