Associazione tra livelli di fattore di crescita dei fibroblasti – 23 (FGF-23) ed eventi cardiovascolari ricorrenti in pazienti con pregressa sindrome coronarica acuta
Fonte: JAMA Cardiol - doi: 10.1001/jamacardio.2018.0653.

Elevate concentrazioni del fattore di crescita dei fibroblasti 23 (FGF-23) sono associate alla fibrosi miocardica ed all’ up – regulation del sistema renina-angiotensina, fornendo potenzialmente informazioni prognostiche distinte da quelle fornite dai biomarcatori cardiovascolari (CV) standard. L’obiettivo dello studio era quello di valutare l'associazione tra livelli di FGF-23 ed eventi CV ricorrenti nei pazienti dopo episodio di sindrome coronarica acuta (ACS). L’end point primario dello studio Il punto finale primario era un composito di morte CV ovvero ospedalizzazione per insufficienza cardiaca. In questo studio, le concentrazioni di base di FGF-23 erano disponibili per 4947 pazienti (età mediana di 64 anni e percentuale di pazienti di sesso maschile pari al 75%). I pazienti con concentrazioni più elevate di FGF-23 erano più anziani e più probabilmente di sesso femminile, con una maggiore proporzione di ipertensione, diabete e precedente infarto del miocardio. Dopo l'aggiustamento per le caratteristiche cliniche di base e biomarcatori cardiovascolari (troponina I ad alta sensibilità, BNP, proteina C reattiva ad alta sensibilità), la concentrazione di FGF-23 nel quartile superiore è stata indipendentemente associata ad un aumento del rischio di morte CV o di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca. L'elevata concentrazione di FGF-23 è stata anche associata ad un aumento del rischio di mortalità per cause diverse e di morte per cause cardiovascolari, infarto del miocardio ovvero ictus. Quando le analisi sono state stratificate in base al sesso del paziente, l'associazione tra FGF-23 e rischio CV, compresi la morte CV o l'insufficienza cardiaca, è apparsa attenuata nelle donne rispetto agli uomini. In conclusione, nei pazienti stabilizzati dopo ACS, concentrazioni elevate di FGF-23 possono essere associate ad eventi cardiovascolari ricorrenti importanti e mortalità per tutte le cause, fornendo informazioni indipendenti dai fattori di rischio clinico tradizionali e dai biomarcatori cardiorenali.

  • Cut-off di troponina specifici per uomini e donne per escludere l'infarto miocardico
    Fonte: ACC Congress 2024 - Li Z, Wereski R, Anand A, et al. J Am Coll Cardiol. 2024 (doi:10.1016/j.jacc.2024.03.365). Uno studio pubblicato sul "Journal of the American College of Cardiology" ha confrontato livelli di troponina cardiaca I ad alta sensibilità uniformi o diversi in uomini e donne per l’esclusione di infarto miocardico all’arrivo in Pronto Soccorso. L’utilizzo di un singolo cut-off ( Cut-off di troponina specifici per uomini e donne per escludere l'infarto miocardico Beta-bloccanti in pazienti con infarto miocardico e frazione d’eiezione preservata: nessuna evidenza di beneficio prognostico Miglioramento della prognosi dello shock cardiogeno con il dispositivo Impellaleggi la news
  • Beta-bloccanti in pazienti con infarto miocardico e frazione d’eiezione preservata: nessuna evidenza di beneficio prognostico
    Fonte: ACC Congress 2024 - Yndigegn T, Lindahl B, Mars K, et al. NEJM. 2024 (doi: 10.1056/NEJMoa2401479). Uno studio pubblicato sul "New England Journal of Medicine" ha indagato l'effetto del trattamento a lungo termine con beta-bloccanti in pazienti con infarto miocardico acuto che hanno conservato una frazione di eiezione ventricolare sinistra del 50% o superiore. Lo studio, condotto tra il settembre 2017 e maggio 2023 in 45 centri distribuiti in Svezia, Estonia e Nuova Zelanda, ha coinvolto 5020 pazienti, dei quali il 95,4% erano in Svezia. I partecipanti sono stati assegnati casualmente a ricevere beta-bloccanti (metoprololo o bisoprololo) o nessun trattamento con beta-bloccanti. Dopo un periodo mediano di follow-up di 3,5 anni, il risultato primario...leggi la news
  • Miglioramento della prognosi dello shock cardiogeno con il dispositivo Impella
    Fonte: ACC Congress 2024 - Møller JE, Engstrøm T, Jensen LO, et al. NEJM 2024 (doi: 10.1056/NEJMoa2312572). Nello studio DanGer Shock, l'impianto della pompa a flusso micro-assiale Impella CP si è dimostrata capace di aumentare la sopravvivenza a sei mesi tra i pazienti con infarto miocardico e sopraslivellamento del segmento ST (STEMI) complicato da shock cardiogeno. Lo studio, condotto presso 14 centri in Danimarca, Germania e Regno Unito, ha analizzato i dati di 355 pazienti trattati per STEMI con shock cardiogeno (età mediana 67 anni, 79% uomini), randomizzati a ricevere la terapia standard o la terapia standard più una pompa Impella CP prima, durante o fino a 12 ore dopo l’angioplastica. L'endpoint primario, morte per...leggi la news

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