Studio EMPA-KIDNEY: empagliflozin riduce la progressione di malattia renale
Fonte: N Engl J Med. 2022. doi: 10.1056/NEJMoa2204233.

Numerosi studi clinici randomizzati su pazienti con nefropatia diabetica e aumento dell'albuminuria hanno dimostrato che gli inibitori del sistema renina-angiotensina (RAS), gli inibitori del cotrasportatore sodio-glucosio 2 (SGLT2, nello specifico canagliflozin e dapagliflozin), e l'antagonista non steroideo del recettore dei mineralcorticoidi finerenone, sono in grado di ridurre il rischio di progressione verso l'insufficienza renale. Lo studio clinico randomizzato EMPA-KIDNEY ha investigato l’effetto di empagliflozin sulla progressione di malattia renale in 6.609 pazienti con malattia renale cronica e un filtrato glomerulare (estimated glomerular filtration rate, eGFR) compreso fra 20 e 45 mL/min/1,73 m2 oppure con un eGFR fra 45 e 90 mL/min/1,73 m2 ma con un rapporto albumina/creatinina ≥200. I pazienti sono stati randomizzati a empagliflozin 10 mg al giorno per os oppure placebo. Dopo un follow-up mediano di 2 anni, la progressione di malattia renale o la morte per cause cardiovascolari (endpoint primario) si è verificata in 432 su 3.304 (13,1%) pazienti trattati con empagliflozin e in 558 su 3.305 (16,9%) pazienti che hanno ricevuto il placebo (hazard ratio 0,72; intervallo di confidenza al 95%, 0,64-0,82; p<0,001). Risultati simili sono stati ottenuti nei pazienti con o senza diabete e nei sottogruppi definiti in base agli intervalli eGFR. La percentuale di eventi avversi gravi è stata simile nei due gruppi trattati con empagliflozin o placebo. In conclusione, empagliflozin determina un minor rischio di progressione della malattia renale o di morte per cause cardiovascolari rispetto al placebo in pazienti con malattia renale cronica.

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