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Bologna, BO - - dal 07/02/2019 al 08/02/2019 - IX CONGRESSO NAZIONALE GIMSI “SINCOPE 2019”
Roma, RM RM - dal 07/02/2019 al 08/02/2019 - 13° Meeting CardioLUCCA 2019 - Cuore d'Autore
Lucca, LU - - dal 07/02/2019 al 09/02/2019 - 13° ATRIAL FIBRILLATION & HEART FAILURE 2019: the ugly and the nasty
Bologna, BO - - dal 14/02/2019 al 15/02/2019 - JIM 2019 - Joint Interventional Meeting
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Berlino Germania - dal 20/02/2019 al 23/02/2019 - 2nd World Congress on Cardiac Imaging and Clinical Cardiology
Mumbai India - dal 22/02/2019 al 24/02/2019 - vedi elenco congressi
Nadololo in pazienti con ipertensione portale...diminuisce l'entità dell'ascite! |
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Fonte: Am J Gastroenterol. 2012 Feb 14.
Obiettivo di questo studio apparso sull'Am J Gastroenterology è stato di valutare la relazione tra i cambiamenti nel gradiente di pressione venosa epatica (HVPG) indotta da beta bloccanti e lo sviluppo di ascite nella cirrosi compensata non grave dell'ipertensione portale (PHT). A tale scopo sono stati studiati 83 pazienti senza precedente scompenso da cirrosi epatica, con varici esofagee e HVPG> 12 mmHg. Dopo le misure emodinamiche di base, è stato introdotto in terapia il nadololo, ripetendo successivamente le misure emodinamiche di ipertensione portale dopo uno e tre mesi. Durante il follow-up durato 53 ± 30 mesi, almeno un episodio di scompenso si è verificato in 52 pazienti (62%) e nel 81% di essi l'ascite è stata la prima manifestazione. Un calo della HVPG ≥10%, indotto dal nadololo è stato il miglior parametro per la previsione dell'ascite. Rispetto ai non-responder, i pazienti con una diminuzione della HVPG ≥10% ha avuto una minore probabilità di ascite (19% vs 57% a 3 anni, p<0,001), ascite refrattaria (p=0,007) e di sindrome epato-renale (p=0,027). Nei pazienti con cirrosi compensata e varici esofagee trattati con β-bloccanti, una diminuzione dell'HVPG ≥10% riduce significativamente il rischio di sviluppare scompenso ascitico e altre complicanze correlate come l'ascite refrattaria o la sindrome epato-renale. |

- Valore prognostico del rapporto neutrofili/linfociti nel paziente con riacutizzazione di scompenso cardiaco a frazione d’eiezione conservata
Fonte: Boralkar KA et al. Am J Cardiol. In press. DOI: https://doi.org/10.1016/j.amjcard.2019.10.020. Diversi studi dimostrano che il rapporto neutrofili/linfociti (N/L) rappresenta un marker infiammatorio, semplice da utilizzare e facilmente disponibile nella pratica clinica. Inoltre, negli ultimi anni numerosi studi ne hanno valutato l’impiego in contesti clinici differenti. In questo studio, il rapporto N/L è stato valutato come possibile indicatore prognostico complementare al Get with the Guidelines Heart Failure (GWTG-HF), uno score di rischio validato nei pazienti ricoverati per riacutizzazione di scompenso cardiaco con frazione di eiezione conservata. Nell’analisi sono stati inclusi 443 pazienti ricoverati tra gennaio 2002 e dicembre 2013 per scompenso cardiaco acuto con frazione d’eiezione conservata, per i quali era disponibile il rapporto...leggi la news - Sacubitril/valsartan riduce gli eventi aritmici ventricolari nel paziente con scompenso cardiaco a ridotta frazione d’eiezione
Fonte: Martens P et al. Clin Res Cardiol. 2019 Oct;108(10):1074-1082. doi: 10.1007/s00392-019-01440-y. Nello studio PARADIGM-HF, sacubitril/valsartan ha dimostrato di poter ridurre il tasso di morte cardiaca improvvisa nei pazienti con scompenso cardiaco a ridotta frazione d’eiezione. Tuttavia, non è chiaro quale meccanismo possa aver condotto a questo risultato. In questo studio sono stati valutati pazienti con scompenso cardiaco a ridotta frazione d’eiezione trattati con sacubitril/valsartan e dotati di defibrillatore impiantabile (ICD) o terapia di resincronizzazione (CRT) con possibilità di trasmissione dei dati in remoto. Sono stati quindi analizzati i dati relativi agli eventi aritmici registrati dal dispositivo, confrontando l’incidenza di questi dopo l’introduzione di sacubitril/valsartan con gli eventi registrati per un uguale periodo di tempo...leggi la news - COACT Study: eseguire una coronarografia subito dopo arresto cardiaco non migliora la sopravvivenza rispetto ad eseguirla più tardi
Fonte: AHA 2019 scientific session. Queste sono le conclusiioni presentate da Jorrit Lemkes dell'Università di Amsterdam,Olanda. L'angiografia coronarica immediata dopo arresto cardiaco non ha migliorato la sopravvivenza a 1 anno rispetto a una strategia di procedura ritardata in pazienti rianimati con successo da arresto cardiaco extraospedaliero (OHCA) in assenza di elevazione del segmento ST (STE). I dati sugli endopinti clinici a un anno dimostrano che il 61,4% dei pazienti nel gruppo angiografico immediato e il 64,0% dei pazienti nel gruppo ritardato erano vivi dopo 1 anno dall'arresto cardiaco (odds ratio [OR] 0,90; intervallo di confidenza [CI], 0,63-1,28).Inoltre, non ci sono state differenze significative nei tassi di infarto del miocardio, rivascolarizzazione, ricovero in ospedale a causa...leggi la news - Nei pazienti con recente infarto miocardico, la colchicina ha ridotto significativamente il rischio di eventi cardiovascolari ischemici
Fonte: AHA 2019 scientific session. Queste sono le conclusioni dello studio presentato da Jean -Claude Tardif del Montreal Heart Institute di Montreal, Quebec, Canada e pubblicato contemporaneamente online sul New England Journal of Medicine. Patendo dal presupposto che studi sia sperimentali che clinici hanno dimostrato il ruolo primario dell'infiammazione nell'aterosclerosi e nelle sue complicanze e dal momento che la colchicina è un potente farmaco antinfiammatorio, i ricercatori hanno voluto eseguire uno studio randomizzato, in doppio cieco, su pazienti reclutati entro 30 giorni dopo un infarto del miocardio. I pazienti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere colchicina a basso dosaggio (0,5 mg una volta al giorno) o placebo. L'end point primario di efficacia era...leggi la news - DAPA-HF: Dapagliflozin offre un nuovo approccio al trattamento dell'HFrEF anche nei pazienti non diabetici
Fonte: AHA 2019 scientific session. Sulla scia dei principali risultati del DAPA-HF tiral presentati al Congresso della Società Europea di Cardiologia a settembre, John JV McMurray dell'Università di Glasgow, in Scozia, ha presentato nuovi dati che confermano i benefici del trattamento con dapagliflozin 10 mg una volta al giorno in pazienti senza diabete di tipo 2. Nel corso di un follow-up medio di 18 mesi, dapagliflozin ha mostrato benefici per l'outcome primario di morte CV o peggioramento dell'HF, con una riduzione del rischio relativo del 27% nei pazienti senza diabete (HR = 0,73; IC al 95%, 0,6-0,88) rispetto a 25% nei pazienti con diabete (HR = 0,75; IC 95%, 0,63-0,9; P per interazione = .8)....leggi la news
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