RELAX-AHF trial: serelaxina, un nuovo farmaco per la terapia dell’insufficienza cardiaca acuta
Fonte: The Lancet, Volume 381, Issue 9860, Pages 29 - 39, 5 January 2013.

La Serelaxina, un ricombinante umano della relaxina-2, è un ormone vasoattivo con diversi effetti biologici ed emodinamici, risultato sicuro e ben tollerato in uno studio pilota, con segnali positivi sugli esiti clinici nei pazienti con insufficienza cardiaca acuta. Alla luce di questi dati il professor John R Teerlink ed i suoi colleghi hanno voluto valutare l'ipotesi che i pazienti trattati con serelaxina potessero aver maggiore sollievo dalla dispnea rispetto ai pazienti trattati con la terapia standard e placebo. A tal proposito nel RELAX-AHF (Serelaxin, recombinant human relaxin-2, for treatment of acute heart failure) trial, uno studio in doppio cieco, placebo-controllato, sono stati arruolati tutti i pazienti ricoverati in ospedale per scompenso cardiaco acuto e sono stati randomizzati (1:1), tramite uno schema di randomizzazione centrale, ad assumere la terapia standard associata ad infusioni endovenose di placebo o serelaxina (30 mg/kg al giorno) per 48ore. Tutti i pazienti presentavano dispnea, congestione polmonare alla radiografia del torace, aumento del valore di BNP (peptide natriuretico cerebrale) o N-terminale di pro-ormone BNP, insufficienza renale lieve-moderata ed un valore di pressione sistolica maggiore di 125 mmHg. Come end point primari per valutare il miglioramento della dispnea sono stati considerati i cambiamenti del VAS AUC (Visual Analogue Scale - area under the curve) dal basale a 5 gg e la proporzione di pazienti con miglioramento della dispnea moderata o marcata mediante la scala di Likert nelle prime 24 ore. Sono stati studiati 1.161 pazienti: 580 randomizzati a placebo e 581 a serelaxina. La serelaxina ha migliorato la VAS AUC (448 mm × h, 95% CI 120-775, p=0.007) rispetto al placebo, ma non ha avuto effetto significativo sul l'altro end point primario (scala Likert, con placebo, 150 pazienti [26%]; serelaxina, 156 [27%], p=0.70). Il trattamento con la serelaxina è stato, inoltre, associato a riduzioni significative di altri end point supplementari, come il minor numero di morti al 180° giorno (placebo: 65 morti, serelaxina: 42; HR 0.63, 95% CI 0.42-0.93; p=0.019), mentre non sono stati registrati effetti significativi per gli end point secondari di morte cardiovascolare o di riammissione in ospedale per insufficienza cardiaca o insufficienza renale [placebo: 75 eventi, Kaplan-Meier a 60 giorni, 13.0%; serelaxina: 76 eventi (13. 2 %); HR (hazard ratio) 1. 02 (0. 74-1.41), p=0. 89] o sopravvivenza post-dimissione a 60 giorni (placebo: 47.7 (SD 12.1) giorni; serelaxina: 48.3 (11.66) p=0.37). Sembra, quindi, che la serelaxina, come trattamento supplementare in caso di scompenso cardiaco acuto, sia stata associata a miglioramento della dispnea e di altri outcomes clinici; inoltre, è ben tollerata e sicura come confermato anche da una riduzione significativa della mortalità a 180 giorni, ma non ha avuto alcun effetto significativo sulla percentuale di riammissione in ospedale.

 
ALFIO STUTO
da tener presente
inserito il: 14-01-2013 10:57
 
 
GIOVANNI STORTO
non vengono segnalati confronti fra la Serlaxin, recombinant human relaxin-2 e la più tradizionale terapia con cardiocinetici, diuretici dell'ansa, beta bloccanti - ma prendiamo atto
inserito il: 14-01-2013 16:39
 
 
DOMENICO GALASSO
Si tratta di una nuova molecola la serelaxina che dallo studio pare abbia raggiunto i principali endpoint miglorando sensibilmente la sintomatologia acuta, con regressione della dispnea e del cardiopalmo, e con riduzione della mortalità.
Un buon viatico.
inserito il: 28-01-2013 17:35
 
 
EDOARDO GRONDA
[Edoardo.gronda@ multimedica.itquote]Citazione:
Citazione:
Citazione:
La serelaxina deve essere studiata nuovamente con un disegno di studio più appropriato per l,end point primario combinato mortalità globale ed ospedalizzazioni cardiovascolari a 180 giorni in una popolazione adeguatamente dimensionata con scompenso acuto e frazione d'eiezione < 40% ed in una con frazione d'eiezione p> 50% ( per necessità d'inquadramento nosologico) . Questo potrà chiarire gli effetti del farmaco visto che nello studio pubblicato appaiono incongrui rispetto al disegno dello studio stesso ed il numero di decessi seppure significativo statisticamente e' di poche unità .
inserito il: 21-05-2013 19:57
 
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