L'utilizzo di beta bloccanti nello scompenso cardiaco è stato, per molti anni, considerato una contraddizione: ritenendo infatti che lo scompenso cardiaco fosse un condizione caratterizzata unicamente da una inadeguata funzione sistolica, i beta bloccanti venivano reputati inadeguati in ragione dell’effetto inotropo negativo ad essi imputato. Tuttavia, le prove raccolte negli ultimi anni hanno suggerito come numerosi meccanismi aggiuntivi, quali la “compensazione” mediante iperattivazione neuro-umorale e/o l’insorgenza di un progressivo stato “pro-infiammatorio”, contribuiscano alla patogenesi dello scompenso cardiaco. La cronica attivazione del sistema nervoso simpatico, volta inizialmente a ri-compensare la ridotta gittata cardiaca del cuore de-compensato, aumenta la richiesta di ossigeno da parte del miocardio, favorisce l’insorgenza di ischemia relativa e facilita la comparsa di cosiddetto stress ossidativo....continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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