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Beta bloccanti ed ipertensione arteriosa polmonare: fanno davvero male?

L'utilizzo dei beta bloccanti nei pazienti con IP è spesso "ostracizzato" ma in realtà potrebbe potenzialmente contribuire a ridurre beneficamente la compromissione ventricolare destra. Vediamo cosa dice la letteratura..

L’ipertensione polmonare (IP) è una condizione emodinamica chiaramente patologica, definita come un aumento dei valori di pressione arteriosa polmonare (PAP) media ≥25 mmHg a riposo, documentato mediante cateterismo cardiaco destro. L’IP è una patologia estremamente debilitante, cronica e progressiva, con esito spesso fatale. Il trattamento dell’IP è finalizzato al miglioramento del circolo polmonare, alla riduzione del post-carico e quindi all’incremento della frazione d’eiezione ventricolare. Le opzioni di trattamento includono calcio-antagonisti, prostanoidi, inibitori dei recettori dell’endotelina e inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5. Nei pazienti affetti da IP l’aumento delle resistenze, che determina sovraccarico di pressione nel ventricolo destro, è determinato da alterazioni ostruttive strutturali (irreversibili) e funzionali (reversibili) a livello dei vasi di resistenza della circolazione polmonare (Figura 1). Il profilo emodinamico e la prognosi dei pazienti affetti da IP sono strettamente dipendenti da una complessa interazione fisiopatologica tra la progressione (o regressione) delle alterazioni della circolazione polmonare e la capacità di adattamento del ventricolo destro all’aumento del...continua a leggere

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