Circa il 2% della popolazione mondiale sviluppa scompenso cardiaco congestizio. La prognosi è generalmente infausta ma, negli ultimi anni, l’ottimizzazione della terapia farmacologica associata, qualora indicata, alla terapia di resincronizzazione cardiaca, ha permesso una più lunga aspettativa di vita e un miglioramento della qualità della vita riducendo il numero delle ospedalizzazioni e la classe funzionale NYHA. Non tutti i pazienti, però, riescono a trarre beneficio dalla terapia di resincronizzazione e sembra che la percentuale dei “non responder” si aggiri intorno al 35-40%. Questa condizione può essere, in parte, legata a problemi anatomo-patologici come la presenza di estese cicatrici post-infartuali e, in parte, a problemi tecnici come, per esempio, la posizione degli elettrocateteri, la percentuale di stimolazione biventricolare, la mancata cattura del ventricolo sinistro e, spesso, la programmazione non ottimale dei ritardi AV e VV. Negli anni scorsi, per ovviare quest’ultimo problema, sono stati ideati, senza sostanziale beneficio, PMK bi-ventricolari con algoritmi basati su parametri elettrocardiografici. Si era, quindi, partiti dal presupposto che la resincronizzazione elettrica si traducesse in resincronizzazione meccanica. Ultimamente si sta diffondendo un altro sistema che si...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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