Quando si introducono nuovi farmaci destinati a terapie a lungo termine, specie quando esistono già opzioni terapeutiche valide, è bene essere molto cauti e richiedere ampie dimostrazioni di sicurezza. Come è noto, la Food and Drug Administration, per approvare un nuovo farmaco per il diabete di tipo 2, richiede che si effettuino analisi combinate (metanalisi) degli studi di fasi 2 e 3, ed eventualmente trial di grandi dimensioni disegnati ad hoc, per dimostrare che le terapie introdotte non determinano un aumento di rischio cardiovascolare. Nel caso specifico degli inibitori della DPP4, le metanalisi degli studi precoci avevano addirittura suggerito una riduzione del rischio di eventi cardiovascolari maggiori, ed in particolare di infarto del miocardio. Ciò aveva evocato notevoli speranze sulle prospettive di questa classe di farmaci. I primi trial specificamente disegnati per end point cardiovascolare, lo studio SAVOR-TIMI (Saxagliptin Assessment of Vascular Outcomes Recorded in Patients with Diabetes Mellitus) e lo studio EXAMINE (EXamination of CArdiovascular OutcoMes: AlogliptIN vs. Standard of CarE in Patients with Type 2 Diabetes Mellitus and Acute Coronary Syndrome), non hanno però confermato questo beneficio, mostrando piuttosto una sostanziale neutralità (Tabella 1). Per interpretare questa apparente...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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