Uomo di anni 55, impiegato nella pubblica amministrazione, non ha mai avuto particolari problemi di salute, ma è iperteso da 3-4 anni. Considerando l’assenza di eventi clinici rilevanti, il medico non ha mai ritenuto di far eseguire al paziente una valutazione clinica, ma si è sempre limitato a prescrivere una terapia farmacologica con il solo scopo di ridurre i valori pressori. Attualmente è in trattamento con un’associazione ACE-inibitore/beta bloccante (ramipril 5 mg/nebivololo 25 mg). Tuttavia i valori pressori non sono perfettamente controllati sia durante la giornata, ma soprattutto al mattino. Il medico curante decide quindi di spostare la somministrazione del ramipril alla sera per cercare una più omogenea riduzione della pressione arteriosa nelle 24 ore. Suggerisce questa strategia in quanto non ritiene opportuno aumentare la dose del ramipril a 10 mg per timore di utilizzare un dosaggio eccessivo. Tuttavia, nonostante la modifica nello schema terapeutico, i valori pressori rimangono assolutamente non controllati.
Il paziente riferisce familiarità positiva per ipertensione arteriosa e diabete. Il padre (78 anni) è iperteso e la madre (75 anni) sarebbe affetta anche lei da ipertensione arteriosa e diabete mellito di tipo 2. Il paziente riferisce di essere un mangiatore estremamente disordinato, con un elevato introito calorico, di fumare circa 10...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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