C’e tanta Italia nelle nuove linee guida sulla cardiomiopatia ipertrofica, presentate ieri per la prima volta al congresso ESC 2014 a Barcellona. Tante le novità, dalla definizione eziologica al management. Qualsiasi incremento significativo dello spessore ventricolare sinistro, inspiegabile emodinamicamente, deve spingere il cardiologo a sospettare una cardiomiopatia ipertrofica, patologia causata da mutazione dei geni del sarcomero in circa il 40-60% dei casi, e nei ristanti casi da una serie di altre patologie infiltrative (es. amiloidosi), metaboliche (es.M.di Fabry) o sindromi (es. Rasopatie) che si presentano con un quadro spesso sovrapponibile. Nella sessione di presentazione, il Prof Rapezzi (Bologna) ha sottolineato come una valutazione multidisciplinare e la identificazione di “red flags” (“segnali di allarme” o elementi clinici suggestivi per la diagnosi) siano steps indispensabili per la diagnosi ma, soprattutto l'importanza della diagnosi differenziale tra le varie forme di cardiomiopatia ipertrofica per il successivo management terapeutico. Il Dr. Stefano Nistri (Altavilla Vicentina) ha spiegato come l’imaging integrato sia fondamentale per la diagnosi clinica di cardiomiopatia ipertrofica in particolare, l' ecocardiografia e la cardio-RMN con mdc(che permette di identificare la fibrosi, una delle caratteristiche fondamentali della malattia), per la diagnosi differenziale l’utilizzo di altre "tools"...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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