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Rischio di recidiva di ictus cerebrale in un paziente giovane con tratti di fibrillazione atriale all’Holter

La sfida è adeguare il trattamento preventivo ad una real life del paziente piuttosto dinamica e ad un rischio di recidiva di ictus elevata!

Un paziente maschio, di 51 anni, dirigente di Azienda e molto impegnato nel lavoro con continui viaggi anche all’estero, ci viene inviato con proposta di sostituzione di un trattamento con warfarin con un nuovo anticoagulante orale non inibitore della vitamina K (NAO). Sei anni prima era stata posta diagnosi di ipertensione arteriosa lieve (valori intorno ai 140-155/90-95 mmHg), ma il paziente non era stato sottoposto a trattamento farmacologico. Non vi erano altri fattori di rischio cardiovascolare significativi. All’età di 47 anni il paziente era stato ricoverato in un Reparto di Medicina, da dove era stato dimesso con diagnosi di ictus ischemico vertebro-basilare con lesioni ischemiche in sede cerebellare destra ed occipitale sinistra (sindrome parziale del circolo posteriore) (Figura 1), ipertensione arteriosa sistemica e pervietà del forame ovale. Un test alle micro bolle era risultato positivo solo durante manovra di Valsalva. Un ecocardiogramma trans-esofageo aveva escluso trombi in auricola sinistra. Vi era un lieve infarcimento emorragico iniziale della lesione cerebellare, senza ematoma. Una successiva TC encefalo aveva mostrato riassorbimento dell’infarcimento emorragico e stabilizzazione delle lesioni ischemiche. L’esame Doppler dei...continua a leggere

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