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DENERVAZIONE RENALE….. ULTIMA SPIAGGIA

Quando il beneficio della denervazione tocca pressione e profilo metabolico contemporaneamente

Veniva inviato dall’ambulatorio di ipertensione del ns. Istituto un paziente di 63 anni, con diabete ID (Hb glicata 11%) condizionante retinopatia non proliferante di grado severo e nefropatia diabetica con proteinuria > 2 mg/dl e IRC (Creatininemia 3.9 mg/dl, GFR 22 ml/min) affetto da ipertensione arteriosa resistente. Tra le indagini eseguite in screening, l’esame del fundus oculi aveva evidenziato incroci a-v con microemorragie a carico di OD e OS trattate con fotocoagulazione laser. In anamnesi cardiovascolare erano presenti: pregresso ictus ischemico con residua emianopsia dx ed esiti in sede occipitale sin alla RMN encefalo; vasculopatia periferica con claudicatio intermittens agli arti inferiori (intervallo libero nella deambulazione di 300 m). Il paziente veniva indirizzato con indicazione a denervazione renale, presa in considerazione dopo 4 anni di valori pressori incontrollati da una multipla terapia di associazione. Il paziente era infatti in terapia con un’associazione di clonidina, furosemide, atenololo, barnidipina, ramipril, irbesartan, cardioaspirina e insulina. Il MAP delle 24 ore documentava PAS media di 214 mmHg e PAD media di 98 mmHg. All’esame clinico il paziente era in buon compenso cardiocircolatorio. La PA in ambulatorio risultava pari a 215/80 mmHg in tre misurazioni manuali ripetute e la FC era pari a 56 bpm. L’ecg basale era...continua a leggere

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