La strategia “less is more” è vincente anche in questo caso! Non c’è niente di più frustrante per un elettrofisiologo che effettua ablazione di fibrillazione atriale (FA) aver completato l’ablazione point-to-point, aver isolato le vene polmonari e lasciare il paziente ancora in FA. Beh..questa è una delle condizioni in medicina che definiremo tricky poiché l’FA è un’aritmia caratterizzata da diversi circuiti (paths). Alcuni opinion leaders suggeriscono di effettuare più linee (tetto dell’atrio sinistro o istmo mitralico) o l’ablazione di elettrogrammi patologici, come i “complex fractionated electrograms” (CFAEs), altri esperti invece, alquanto minimalisti, si limitano allo stretto necessario secondo la teoria che ablare di più aumenti soltanto il rischio di complicanze intraprocedurali e/o flutter postprocedurale. La spiegazione a tanta variabilità deriva dalla mancanza di trial randomizzati (ablazione versus terapia farmacologica) che abbiano precisamente definito la prognosi dell’ablazione dell’FA (persistente) come puntualizzato nel consensus statement sull’ablazione dell’FA del 2012 delle società aritmologiche più autorevoli (HRS-Heart Rhythm Society, EHRA-European Heart Rhythm Association, ECAS-European Cardiac Arrhytmia Society). Allo scopo di far luce sulla corretta strategia ablativa, è stato sviluppato il trial...continua a leggere