La definizione di “fibrillazione atriale (FA) non valvolare” si incontra nei primi studi sull’anticoagulazione durante FA e successivamente nelle linee guida congiunte europee-americane del 2006 sulla gestione del paziente con FA1. In tale testo si utilizzava la dizione di “FA non valvolare” in contrapposizione allo status di paziente con patologia “valvolare”, per il quale l’anticoagulazione era prevista anche in corso di ritmo sinusale a causa della presenza di protesi meccaniche o di stenosi mitralica emodinamicamente significativa. Questo “status valvolare” rappresentava un fattore di rischio cardioembolico meritevole di anticoagulazione per formazione del trombo anche al di fuori dell’auricola sinistra (nell’atrio sinistro o sulla protesi valvolare). Al contrario, nei pazienti con FA “non-valvolare” non c’era indicazione assoluta alla anticoagulazione, ma tale trattamento veniva indicato solo in caso di aumentato rischio embolico valutato mediante un apposito score di rischio come il CHADS2. Studi randomizzati per differenziare il diverso effetto di vecchi e nuovi anticoagulanti in pazienti con FA definita “valvolare” rispetto a quella “non valvolare” non sono mai stati effettuati. Per evitare il fattore confondente legato alle valvulopatie si è continuato ad usare la suddetta terminologia. Mentre le ultime linee guida europee sulla FA lasciano spazio al medico nel...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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