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Accesso ai farmaci anticoagulanti in Italia per la prevenzione dell'Ictus

La prescrizione dei NAO stenta a decollare a scapito dei pazienti eleggibili anche per problemi legati alle normative AIFA

Nel corso del Congresso CardioAritmologia nel Lazio, svoltosi a Roma lo scorso febbraio, si è tenuta una sessione condivisa tra Cardiologi ospedalieri e del territorio e Medici di Famiglia sulla terapia anticoagulante nella prevenzione dell’ictus cerebrale. Secondo i dati dell’OEC (Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare), nato da una collaborazione fra l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e l’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO), costituito da una rete di centri ospedalieri pubblici dislocati in modo omogeneo su tutto il territorio italiano e il SER (Servizio Epidemiologico Regione Veneto), in Italia circa 756.000 soggetti hanno la fibrillazione atriale (FA) e, di questi, 520.000 soggetti hanno una FA cosiddetta non valvolare (FANV). Circa la metà (49%) dei pazienti con FANV non assume alcun trattamento per prevenire l’ictus o l’embolia sistemica. Solo il 37% effettua terapia anticoagulante con acenocumarolo o warfarin (VKA-W) e ben il 17% assume antiaggreganti (aspirina o altri antiaggreganti). Dati recenti del registro Europeo PREFER in AF (PREvention oF thromboembolic events – European Registry in Atrial Fibrillation), sulla gestione del rischio tromboembolico nei pazienti con FA in Italia, indicano un recente incremento della terapia con VKA (62.4%), l’assunzione di uno o più...continua a leggere

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