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Come scegliere (in maniera intelligente) quando non sospendere la terapia anticoagulante orale o effettuare una sospensione con bridging therapy in caso di intervento chirurgico o procedura interventistica

Una proposta americana pubblicata recentemente su JACC deve far riflettere sulla interruzione della TAO

Uno dei problemi più frequenti che si incontrano nella pratica clinica riguarda come gestire la terapia anticoagulante orale (TAO) in occasione di intervento chirurgico o procedura interventistica. Finora all’indicazione, troppo standardizzata, data dal chirurgo o dall’anestesista di sospendere la TAO 5 giorni prima della procedura per consentire una ricoagulazione completa, il cardiologo, o comunque chi gestisce la TAO, ha risposto, spesso in maniera altrettanto standard, impostando una bridging therapy con eparina. Negli ultimi anni si sono accumulate importanti evidenze scientifiche decisamente contrarie a questi comportamenti: infatti sia l’abitudine di sospendere sistematicamente la TAO che quella di utilizzare sistematicamente una bridging therapy dovrebbero essere nettamente ridimensionate come sostengono Stephen Rechenmacher e James Fang dell’Utah Health Sciences Center in una ampia review pubblicata sul JACC del 22 settembre, in cui si definiscono tre principi fondamentali:

la TAO non deve essere interrotta nelle procedure a basso rischio emorragico la bridging therapy non deve mai essere proposta nei pazienti a basso rischio di eventi trombomebolici la bridging therapy deve essere limitata ai casi ad alto rischio tromboembolico (TE) e rischio emorragico basso o intermedio Gli Autori suggeriscono i comportamenti da...continua a leggere
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