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The perfect storm

Il defibrillatore impiantabile deve essere accompagnato da una gestione ottimale del paziente. In alcuni soggetti la “tempesta” aritmica è dietro l’angolo.

Il defibrillatore impiantabile (ICD) ha assunto una giusta centralità nei discorsi dei Cardiologi e dei Medici in generale in seguito alla messe di lavori che hanno dimostrato il beneficio nella prevenzione primaria e secondaria della morte improvvisa ottenuto dall’impianto di tale dispositivo. Parallelamente, sono stati messi in giusta discussione i problematici aspetti economici derivanti dall’utilizzazione di tale presidio, effettivamente costoso. Per tale motivo si è fatto, e si fa un gran lavoro, per l’individuazione di criteri per la stratificazione prognostica da applicare nella pratica clinica (comorbidità, eziopatogenesi, età, sesso, durata del QRS, frazione d’eiezione, funzione renale, Holter, TWA, PCR…), al fine di individuare coloro che molto probabilmente possano trarre il maggior beneficio dall’impianto dell’ICD. Nella nostra pratica clinica, dopo un lavoro coscienzioso e scientifico che porta a formulare l’indicazione all’impianto, spesso ci troviamo a combattere con scarse disponibilità economiche delle Aziende Ospedaliere per le quali lavoriamo e, soprattutto, con la paura che un paziente, a cui sia negato l’impianto per i criteri citati, muoia ugualmente di morte improvvisa....continua a leggere

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