“Io povero vecchio… i birbi posson morire, della peste si può morire; ma agli anni non c’è rimedio”. Le riflessioni di Don Abbondio rappresentano un chiaro esempio di come, da sempre, nell’immaginario collettivo la vecchiaia rappresenti la causa di tutti i mali. Invero, le patologie che maggiormente affliggono la salute del singolo individuo e che più impattano sul nostro sistema socio-assistenziale, ictus in primis, sembrano rappresentare oggi più che mai una sorta di triste prerogativa della senescenza. Le proiezioni epidemiologiche attribuiscono proprio al progressivo invecchiamento della popolazione la responsabilità della diffusione epidemica dell’ictus attesa per gli anni a venire. Nel 2025 il numero degli ultrasessantenni sarà raddoppiato rispetto al 1995 e a partire dal 2050, per la prima volta nella storia dell’uomo, la maggior parte della popolazione sarà composta da individui ultrasessantacinquenni. Se è vero che l’ictus può verificarsi ad ogni età, è ancor più vero che incidenza e prevalenza degli eventi cerebrovascolari aumentano esponenzialmente nelle fasce di età più avanzata (Figura 1) al punto che oggi l’età rappresenta il più...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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