Queste sono le conclusioni a cui sono giunti i ricercatori coordinati da Jay Dharod della Wake Forest School of Medicine, Winston-Salem, USA. La bradicardia di per sé non aumenta la mortalità o il rischio cardiovascolare globale, ma può essere rilevante in un paziente con malattia cardiovascolare (CVD). A tal proposito vi è una scarsità di informazioni disponibili sulla frequenza cardiaca (FC) inferiore a 50 battiti al minuto (bpm) tra gli adulti di mezza età o più anziani, pertanto i ricercatori hanno voluto valutare se la bradicardia asintomatica è associata ad un profilo di rischio cardiovascolare più basso, meno aterosclerosi subclinica, e una diminuzione dell’incidenza cardiovascolare e della mortalità. È stata eseguita una analisi retrospettiva che ha incluso 6.733 partecipanti al Multi-Ethnic Study of Atherosclerosis, in cui sono stati reclutati (tra il...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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