Introduzione
Lo studio SCD-HeFT (Sudden Cardiac Death in Heart Failure Trial) e lo studio multicentrico MADIT II (Multicenter Automatic Defibrillator Implantation Trial II) hanno dimostrato che l’uso del defibrillatore impiantabile (ICD) migliora la sopravvivenza nei pazienti a rischio di morte cardiaca improvvisa. Inoltre, un uso più esteso di ICD, come terapia preventiva dell’arresto cardiaco, modifica il decorso naturale della malattia nei pazienti che vengono sottoposti a questa terapia. I pazienti che ricevono una scarica elettrica adeguata o inadeguata possono avere una prognosi diversa rispetto a pazienti che presentano condizioni simili in assenza di aritmie.
Discussione
E’ risaputo che correnti elettriche ad alta intensità hanno un effetto distruttivo sulle cellule del miocardio. Le scariche elettriche erogate dai defibrillatori interrompono la fibrillazione ventricolare ma causano un danno temporaneo o permanente al cuore, evidenziato dal rilascio di biomarcatori cardiaci, ridotta funzione della pompa e, persino, da una ridotta sopravvivenza, riscontrata negli studi condotti su animali. Questi eventi avversi sembrano aumentare in base al ritmo, laddove la fibrillazione ventricolare (FV) è associata ad una prognosi peggiore rispetto alla tachicardia ventricolare (TV), alla durata dell’episodio prima...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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