CardioLink Scientific News - Giornale telematico di informazione medico scientifica

L’antidoto del dabigatran è ora disponibile anche in Italia!

Chi lo userà, come e per quali pazienti?

Il rischio emorragico, che rappresenta il tallone d’Achille di ogni terapia antitrombotica, per i NAO è risultato non-inferiore a quello del warfarin, mentre per due di loro, dabigatran 110 mg e apixaban 5 mg, è risultato significativamente ridotto. In particolare quello che colpisce, analizzando i trial registrativi, è l’entità della riduzione delle emorragie cerebrali che, rispetto al warfarin, complessivamente si dimezzano o arrivano a ridursi del 70% come nel caso di dabigatran 110 mg.
Uno dei limiti dei NAO è stato finora rappresentato dalla mancanza di un antidoto da usare nei casi più gravi, quelli che mettono il paziente in pericolo di vita, dato che il plasma fresco non riesce ad antagonizzare l’attività anticoagulante, perché per farlo occorrerebbero dosi improponibili, mentre l’effetto del complesso protrombinico non è prevedibile, con la possibilità reale che determini un effetto procoagulante tale da provocare delle conseguenze disastrose. Le emorragie maggiori con i NAO sono rare e, data la breve durata d’azione di questi farmaci, finora la strategia migliore da adottare, quando possibile, è stata quella del wait and see.
Dal 31 marzo 2016 è entrato in commercio in Italia il primo antidoto dei NAO, che si chiama idarucizumab ed è un anticorpo monoclonale che si lega in maniera irreversibile al dabigatran per il quale ha un’affinità che è di 350 volte maggiore rispetto...continua a leggere

VUOI ESSERE SEMPRE AGGIORNATO SULLE NOTIZIE DI CARDIOLOGIA E DIABETOLOGIA?
Iscriviti gratuitamente e ricevi le news di CardioLink direttamente nella tua e-mail

Inserisci qui sotto il tuo indirizzo e-mail

Leggi l'articolo completo su CardioLink Scientific News

ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS

VISUALIZZA VERSIONE COMPLETA