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La triplice terapia nei pazienti con fibrillazione atriale e sindrome coronarica acuta

Il 30% dei pazienti sottoposti a TAO presenta anche malattia coronarica ostruttiva e il 5-10% dei soggetti sottoposti a rivascolarizzazione con PCI presenta FA. Quali evidenze abbiamo sull'utilizzo di DAPT e NAO?

Sempre più spesso, nella pratica clinica, ci troviamo a trattare pazienti in cui coesistono le indicazioni ad effettuare terapia anticoagulante orale (TAO) e duplice terapia antiaggregante (DAPT) con Aspirina (ASA) ed un inibitore del recettore piastrinico P2Y12. I dati disponibili in letteratura mostrano che circa il 30% dei pazienti con indicazione a TAO presenta anche una malattia coronarica ostruttiva (1) e che fra il 5 ed il 10% dei pazienti sottoposti ad angioplastica percutanea (PCI) presentano Fibrillazione Atriale (FA) (2). Numericamente, in Europa, circa 1-2 milioni di pazienti affetti da FA, e perciò in TAO, vengono sottoposti a PCI e -nella maggior parte dei casi- ad impianto di stent (3). La terapia con i dicumarolici ha dimostrato di essere superiore alla DAPT nella prevenzione dell’ictus ischemico poiché in tale condizione si ha la formazione di un trombo a contenuto maggiore di fibrina; a sua volta, la DAPT si è dimostrata superiore alla TAO nella prevenzione della trombosi di stent, evento scatenato da un’importante attivazione piastrinica (4). Oggi, per i pazienti con FA non valvolare, sono a disposizione anche i nuovi farmaci anticoagulanti orali (NAO) in alternativa ai dicumarolici. La sfida...continua a leggere

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