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Terapia antitrombotica in pazienti con fibrillazione atriale sottoposti ad impianto intracoronarico di stent

Le evidenze di Rivaroxaban dallo studio PIONEER AF-PCI

La coesistenza di fibrillazione atriale e malattia coronarica che necessita di angioplastica con impianto di stent si verifica nel 5-7% dei pazienti che afferiscono ai laboratori di emodinamica. Nella valutazione delle terapie antitrombotiche da utilizzare in questi pazienti, occorre considerare i seguenti aspetti: la terapia antipiastrinica duplice (aspirina + inibitore del recettore P2Y12 piastrinico) si è dimostrata efficace nel prevenire gli eventi ischemici cardiaci post-procedurali, soprattutto dopo sindrome coronarica acuta, ma, rispetto al trattamento anticoagulante, non protegge adeguatamente dalle complicanze cardioemboliche della fibrillazione atriale; una terapia triplice con doppia antiaggregazione + warfarin previene sia gli eventi tromboembolici legati alla fibrillazione atriale che la ricorrenza di eventi coronarici, ma aumenta il rischio di emorragie. Il razionale per utilizzare gli anticoagulanti orali non antagonisti della vitamina K (NAO) in questo contesto è solido; infatti, in pazienti con fibrillazione atriale, questi farmaci, in confronto al warfarin, hanno dimostrato efficacia almeno simile nella prevenzione degli eventi tromboembolici, ed una maggiore sicurezza, in termini di riduzione del rischio di emorragie maggiori e fatali (principalmente emorragie intracraniche).

Il PIONEER AF-PCI (Study Exploring Two Treatment Strategies of Rivaroxaban and a...continua a leggere

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