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L’aderenza alla terapia con i NAO: l’esperienza con dabigatran dopo un anno dall’inizio

Fonte: Gorst-Rasmussen A. et al. Journal of Thrombosis and Haemostasis, 13:495-504.

Negli ultimi anni l’introduzione dei nuovi anticoagulanti orali (NAO) nella pratica clinica quotidiana ha fortemente modificato il modo di trattare i pazienti con diagnosi di fibrillazione atriale non valvolare. Spesso però la frequenza degli eventi avversi, come per esempio lo stroke ischemico, non è tanto legata al farmaco che il paziente assume, dicumarolici o NAO, ma all’aderenza stessa alla terapia. A differenza del Warfarin, per il quale la titolazione prevede il dosaggio del PT (tempo di protrombina) e quindi abbiamo un controllo seppur indiretto dell’aderenza alla terapia, nel caso dei NAO si ha il vantaggio del dosaggio fisso, ma viene a mancare la possibilità di un controllo bioumorale continuativo (anche se in realtà sono disponibili alcune metodiche laboratoristiche che consentono di monitorare questi farmaci). E’ fondamentale sottolineare come la scarsa aderenza alla terapia è direttamente proporzionale al verificarsi di eventi avversi, tanto più frequenti quanto più è alto il profilo di rischio del paziente. Uno studio1 condotto su 2.960 pazienti dei registri danesi ha verificato l’aderenza a Dabigatran in pazienti naive con diagnosi di fibrillazione atriale, verificando il numero relativo di giorni coperti da terapia durante il primo anno (PDC). I risultati dello...continua a leggere

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