Premesso che la cardiomiopatia dilatativa non ischemica (CMPDnI) può comportare un rischio di aritmie ventricolari inferiore rispetto alla cardiomiopatia dilatativa ischemica (CMPDI) e che generalmente risponde favorevolmente, in termini di recupero della frazione di eiezione ventricolare sinistra, alla terapia di resincronizzazione cardiaca (TRC), Barra e colleghi hanno disegnato questo studio osservazionale, multicentrico, europeo, su 5.307 pazienti consecutivi con CMPDnI o CMPDI, senza storia di aritmie ventricolari sostenute (prevenzione primaria), candidati all’impianto di un sistema di stimolazione biventricolare, con (n = 4.307) o senza (n = 1.270) defibrillatore. Dopo un periodo medio di follow-up di 41,4 ± 29,0 mesi, i pazienti con CMPDI hanno presentato una sopravvivenza superiore se trattati con la TRC e la funzione di defibrillatore, rispetto al trattamento con la...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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