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Rischio di stroke, sanguinamento e mortalità in pazienti anziani con FANV trattati con Dabigatran o Rivaroxaban nella “real life”

Recentemente, su JAMA Internal Medicine, è statapubblicata una analisi dei dati MEDICARE (assicurazione statunitense) su oltre 118.000 pazienti con fibrillazione atriale non valvolare (FANV) trattati, per la prima volta, con dabigatran e rivaroxaban per prevenire l’ictus cerebrale.
I pazienti con età >65 aa sono stati trattati con dabigatran 150 mg BID (52.240 pazienti) o rivaroxaban 20 mg once daily (66.651pazienti). I dati del registro si riferiscono al periodo novembre 2011 - giugno 2014. Il 10% dei pazienti aveva una età superiore a 85 anni, il 10% circa dei pazienti aveva una funzione renale ridotta, il 35% era ad elevato rischio emorragico (HAS-BLED score >3) e il 15% ha accusato cadute a terra o sincope con conseguenti traumi.
Nell’analisi dei dati derivati dal registro MEDICARE sono stati considerati l’incidenza di rischio di ictus tromboembolico, i sanguinamenti intracranici (ICH), i sanguinamenti maggiori extracranici, inclusi i sanguinamenti, gastrointestinali e la mortalità totale.
Il trattamento con rivaroxaban 20 mg UID rispetto a dabigatran 150 mg BID è associato a:
• una riduzione, anche se non statisticamente significativa, di rischio di ictus tromboembolico (HR, 0.81; 95%CI, 0.65-1.01; P = 0.07)
• un incremento statisticamente significativo di sanguinamenti intracranici (ICH: HR, 1.65; 95%CI, 1.20-2.26; P = 0.002)
• un incremento...continua a leggere

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