La paziente – insegnante di lettere e preside del liceo classico di una grande città italiana – ha 71 anni ed è affetta da ipertensione arteriosa “da tempo immemore”. Nel corso del 2015, la paziente ha manifestato episodi anginosi tipici. Per questo motivo, è stata instaurata da un Cardiologo (per altro nostro amico personale) terapia antiaggregante (ASA 100 mg/die) ed ipocolesterolemizzante (rosuvastatina 10 mg/die) ed aggiunto, alla precedente terapia con un ARB (irbesartan 300 mg/die), il beta-bloccante nebivololo, al dosaggio di 2.5 mg al dì. Oltre a ciò, per la positività del test da sforzo già ad un carico intermedio, la paziente veniva sottoposta dall’amico cardiologo a coronarografia, con correzione mediante angioplastica di due stenosi significative a carico della circonflessa. Il restante albero coronarico non era indenne da altre lesioni, di minore entità. Dopo 12 mesi di doppia antiaggregazione con ASA + clopidogrel (cioè da qualche settimana), il Cardiologo -che ha sottoposto la signora al controllo previsto- ha deciso di ritornare alla sola ASA, sempre al dosaggio di 100 mg/die. La simpatica paziente giunge alla nostra osservazione in attività intra moenia – non vuole aspettare nemmeno la modesta settimana di attesa usualmente prevista – perché ha notato, da poco più di un mese, la comparsa di “picchi” di pressione, con...continua a leggere