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Nel mondo reale, il paziente in trattamento con gli inibitori del PCSK9 è più aderente alla terapia rispetto al paziente che assume solo le statine

Fonte: ESC Congress 2017, Barcellona.

Queste sono le conclusioni a cui sono giunti Felice Gragnano ed i ricercatori del gruppo coordinato da Paolo Calabrò dell’Università della Campania, Luigi Vanvitelli. Nel mondo reale esiste la necessità di una maggiore aderenza alla terapia con statine, soprattutto nei pazienti ad alto rischio di eventi cardiovascolari, in quanto nei registri osservazionali la non aderenza a tale trattamento arriva fino al 30-40% dei pazienti, associando tale dato ad un aumento del loro rischio cardiovascolare. Gli inibitori del PCSK9 hanno recentemente dimostrato efficacia nel ridurre il livello del colesterolo LDL e, per quanto riguarda Evolocumab, nel migliorare la prognosi di tali soggetti. Partendo dalla considerazione che tali farmaci hanno diversi intervalli di somministrazione (bisettimanale o mensile) e presentano un basso tasso di effetti avversi, gli inibitori del PCSK9 potrebbero aumentare l'aderenza dei pazienti alla terapia ipolipemizzante e ridurne il tasso di sospensione. Inoltre, dal momento che in letteratura non ci sono dati sull'adesione agli inibitori del PCSK9 nella "realtà", i ricercatori hanno voluto misurare il livello di aderenza agli inibitori del PCSK9 in pazienti ad alto rischio nella vita reale e confrontare i risultati con l’adesione alla terapia con statine. Sono stati analizzati retrospettivamente 102 pazienti (78 maschi, età >18 anni) ad alto...continua a leggere

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