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Valsartan e la prevenzione cardiovascolare oltre il controllo pressorio: tra effetti metabolici poco conosciuti e nuove prospettive terapeutiche

Tra gli inibitori recettoriali dell’angiotensina II, o sartani, valsartan è uno dei farmaci più studiati (dopo il capostipite della classe, losartan) e ha ottenuto un ampio spettro di indicazioni, dall’ipertensione allo scompenso cardiaco, passando per le sindromi coronariche acute e distinguendosi particolarmente per i suoi vantaggiosi effetti metabolici e renali. Infine, i recenti dati sull’associazione con gli inibitori della neprilisina (sacubitril) hanno aperto nuove prospettive terapeutiche nel campo dello scompenso cardiaco, destinate ad ampliarsi ulteriormente nei prossimi anni. In questo focus, saranno analizzate le caratteristiche di valsartan e i principali studi correlati, soffermandosi in particolare sui suoi aspetti peculiari e sulle caratteristiche che lo differenziano dagli altri farmaci della stessa classe.

1. Sartani, valsartan ed efficacia anti-ipertensiva
Il meccanismo d’azione dei sartani è ben noto, e presenta alcune caratteristiche favorevoli rispetto agli ACE-inibitori: il blocco (più o meno selettivo) dei recettori AT1 per l’angiotensina I previene infatti la cascata di effetti negativi derivanti dall’iperattivazione secondaria del sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS), lasciando al tempo stesso attivi i recettori AT2 (e, in misura minore, altre isoforme recettoriali), che determinano, quando stimolati dall’aumentata produzione di angiotensina II, vasodilatazione periferica, inibizione della...continua a leggere

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