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ALTO RISCHIO ISCHEMICO ED EMORRAGICO: LA SCELTA DIFFICILE

Un uomo di 73 anni giunge in Pronto Soccorso (PS) lo scorso maggio per difficoltà nei movimenti fini alla mano sinistra; dall’anamnesi risulta una storia di pregresso TIA con afasia transitoria 15 anni prima e da circa 4 anni una diagnosi di fibrillazione atriale parossistica. Infatti, il paziente è in terapia con Warfarin con un normale range terapeutico valutato in Pronto Soccorso; il valore di INR riscontrato è 2,86, l’ECG mostra un ritmo sinusale con segni di ipertrofia ventricolare sinistra (Figura 1). Fattori di rischio cardiovascolare sono l’ipertensione arteriosa e una storia pregressa di fumo. Si evidenzia, inoltre, nel 2014 un intervento di esclusione di aneurisma dell’aorta addominale sottorenale mediante endoprotesi aorto-bisiliaca; a concludere le plurime comorbità, anche una calcolosi della colecisti e diverticolosi del sigma. In PS, considerato il quadro clinico, si esegue TC encefalo che evidenzia un piccolo focolaio emorragico di circa 6 mm ai nuclei della base di destra; pertanto, dopo aver antagonizzato il Warfarin, il paziente viene ricoverato in Neurologia dove si assiste -nel corso della degenza- alla normalizzazione del quadro clinico e ad un riassorbimento della componente emorragica; viene eseguita anche RM encefalo che conferma il focolaio emorragico in fase di risoluzione ed, inoltre,...continua a leggere

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