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Terapia antitrombotica in un paziente con concomitanza di fibrillazione atriale ed infarto miocardico acuto

I pazienti con concomitante fibrillazione atriale rappresentano il 5-10% della popolazione afferente ai Laboratori di Emodinamica trattata con procedure di interventistica coronarica (percutaneous coronary intervention, PCI); questa prevalenza è destinata in futuro ad incrementare, visto l’aumento dell’età media della popolazione e delle comorbidità che predispongono allo sviluppo di fibrillazione atriale (1). Dato l’elevato numero di combinazioni terapeutiche possibili in base ai diversi tipi di farmaci, somministrati a differenti dosi e per durate variabili, i dati osservazionali riportano -in pazienti con storia di fibrillazione atriale trattati con PCI- una notevole variabilità di strategie antitrombotiche tra i differenti centri. In questo contesto, pur in assenza di studi specifici, la triplice terapia antitrombotica è stata per lungo tempo empiricamente considerata il trattamento “ideale”, in quanto in grado di proteggere in modo adeguato sia dalle complicanze tromboemboliche legate alla fibrillazione atriale, che dagli eventi cardiaci ischemici (terapia anticoagulante orale per prevenire l’ictus e l’embolismo sistemico + duplice terapia antipiastrinica, con aspirina e clopidogrel, per prevenire trombosi dello stent ed infarto miocardico). Una stretta correlazione, però, tra complicanze emorragiche e numero o dosi di farmaci antitrombotici è stata chiaramente osservata; in...continua a leggere

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