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Una scelta imbarazzante

Cosa fare dopo il fallimento di un DOAC?

Una donna di 78 anni, obesa e ipertesa, giunge in pronto soccorso (PS) per l’insorgenza improvvisa di parestesie al volto e all’emisoma sinistro con ipostenia agli arti. Durante l’osservazione in PS evoluzione verso una emiparesi sinistra, per cui viene sottoposta a TAC encefalo urgente senza mdc, che non mostra alterazioni di significato ischemico e/o emorragico in atto. La paziente viene conseguentemente ricoverata in Neurologia per MINOR STROKE, verosimilmente ad eziologia ischemica. In anamnesi pregressa tiroidectomia totale per struma, per cui assume terapia sostitutiva. Riferisce inoltre una pregressa frattura del bacino, complicata da trombosi venosa profonda (TVP) e tromboembolia polmonare (TEP). Da circa un mese è stata riscontrata una fibrillazione atriale non valvolare, con elevato rischio sia tromboembolico (CHADS2-VASc score 4) che emorragico (HAS-BLED score 3), per cui è stata impostata terapia antitrombotica con apixaban alla dose di 5 mg bid. All’ingresso la paziente e i familiari confermano che ha sempre assunto con regolarità la terapia prescritta. Viene eseguito shift a terapia antitrombotica con EBPM alla dose di 8000 UI x 2/die. Dopo l’ingresso comparsa di dolore toracico con equivalenti ECG in sede antero-laterale e modesto incremento della TP-I fino a 267 ng/L (v.n.<40). Viene trasferita in Cardiologia e sottoposta, con accesso radiale dx, a coronarografia con evidenza di arterie...continua a leggere

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ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS

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